Jurassic World: Un sequel (quasi) riuscito.

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Sequel: che brutta parola che è diventata.
Siamo ormai abituati ad andare a vedere le varie “parte 2” “il ritorno” “la vendetta” con le poche aspettative a cui molti di questi seguiti, soprattutto negli ultimi anni, ci hanno abituati.
Ed è esattamente con queste aspettative sotto le scarpe, che sono andato ieri sera in sala a vedere questo attesissimo JURASSIC WORLD.

Ricordo che quando ero piccolo, fremevo dalla voglia di guardare il primo Jurassic Park, era uscito nel ’93 e all’epoca avevo solo 6 anni, ricordo le lotte con i miei genitori per poter guardare il VHS che avevano comprato, e ricordo quanto ci rimanevo male tutte le volte quando mi rispondevano “no, fa troppa paura”.
Era una sconfitta bruciante, per me, allora come adesso, appassionato come ero degli antichi rettili.
E’ stato proprio per merito della mia passione per i dinosauri, se ora mi sono dato all’ornitologia.
Ancor più che dei film (del primo, soprattutto e in modo quasi assoluto), ero, e sono, un grande ammiratore dei libri di Crichton che li hanno ispirati.
“Jurassic park” e “Il mondo perduto” sono passati tra le mie dita e sotto i miei occhi in almeno tre occasioni, tra il periodo delle elementari e quello universitario: ottimi libri, ottimi spunti, ottime riflessioni e messaggi sull’avanzare delle tecnologie, sull’etica e sul progresso, che rimangono comunque attuali anche adesso.
E ovviamente c’erano i dinosauri.

I primi due film sono stati MOLTO liberamente tratti dai libri, alcuni punti stravolti, la componente “horror” è stata molto diluita nella trasposizione cinematografica, completamente stravolta la trama nel secondo film, che ho trovato solo un pretesto per portare i dinosauri in città, mentre ho trovato totalmente fuori luogo Jurassic Park 3: legami forzatissimi alla storia “principale”, sconclusionato ed un mero pretesto per completare una trilogia che non era nata per essere tale: nessun messaggio superstite dagli originali, personaggi poco carismatici nonostante la presenza di Sam Neill ancora nel ruolo di Alan Grant.
Con queste premesse, e con il cuore ancora deluso dai precedenti due sequel (ma comunque carico di eccitazione dopo aver letto interessanti discussioni riguardo alla trama che si riallaccia bene al primo capitolo), mi sono seduto sulla mia poltrona e ho provato a lasciarmi dietro i pregiudizi per un paio d’ore.

Comincio con il dire che il film è stato molto meglio di quanto mi sarei aspettato.
Gli attori funzionano, anche se le storie dei personaggi -almeno dei protagonisti!- non sono quasi per nulla approfondite.
Molto bravi Chris Pratt e Bryce Howard, I due ragazzini sono stati messi solo per condire la pellicola con quello pseudo dramma familiare che va tanto di moda, e non aggiungono molto allo svolgimento della storia.
Molto meno convincente, e relegato a villain da clichè Vincent d’Onofrio: il classico tizio militare senza scrupoli nè cuore che vuole approfittare delle nuove tecniche di ingegneria genetica per farne nuove armi biologiche da impiegare in guerra. Meh.
Omar Sy e BD Wong poco sfruttati, e penso che avrebbero potuto fare molto meglio se avessero avuto più spazi per approfondire un poco la loro presenza.
Unica pecca: la grossissima caduta di stile e morale del personaggio di Wong, il Dottor Wu (che, a dirla tutta, stando ai libri, non avrebbe dovuto trovarsi da quelle parti).
Gli effetti speciali sono convincenti ma ho trovato che troppa CGI abbia un po’ distorto l’atmosfera.
Probabilmente il film visto nella versione 3D rendeva meglio questo genere di effetti, ben fatti ma forse eccessivi, sicuramente più avanzati rispetto ai primi capitoli della saga, ma proporzionati a ciò che era nato con il primo film, una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda il comparto degli effetti speciali (si pensi che Spielberg inizialmente voleva animare i dinosauri in stop motion), non trasmettono più quel fascino di vedere sullo schermo un vero dinosauro che non sembri un giocattolone.
Colonna sonora molto ben realizzata e inserita nella vicenda, nella quale sono stati integrati i “vecchi” pezzi di John Williams, usati nei punti giusti, che riescono a trasmettere moltissime emozioni a chi è stato ed è un fan della serie.

Sono tantissime le citazioni e i riferimenti ai film precedenti (ed in maniera preponderante al primo episodio), si fanno apprezzare e restituiscono un malinconico sorriso: l’incontro dei ragazzi con la zia nella hall del nuovo centro visite è uguale all’incontro tra Hammond e i nipoti Tim e Lex in Jurassic Park, ed avviene proprio sotto la statua commemorativa dello scomparso ideatore del parco (scomparso nel film, e nella vita reale: Sir Richard Attenborough è morto lo scorso Agosto), la “riscoperta” del vecchio centro visite, lo striscione per terra e il disegno del Velociraptor sulla vetrata della sala da pranzo, sono solo alcune delle decine di citazioni.

Molte persone si sono lamentate del fatto che nel design dei dinosauri non si sia tenuto conto delle nuove scoperte per quanto riguarda la loro biologia ed il loro aspetto, in particolar modo come sia ormai sicuro che i dromaeosauridi (la famiglia di cui fanno parte i velociraptor) fossero ricoperti di penne o piume.
Ho trovato invece giusto la scelta di aver lasciato tutto come era stato concepito all’inizio della serie: non è saggio cambiare l’aspetto dei “protagonisti” di una saga di successo come Jurassic Park, che comunque si basa apertamente sulla fantascienza, per questo: serve comunque una certa continuità: se dopo il primo “300” gli archeologi avessero scoperto che Leonida era un tipetto basso e grasso, davvero avrebbero cambiato il suo aspetto nel sequel? (Ok non ricordo se fosse presente nel sequel , ma l’idea di fondo è questa 🙂 ).
Stessa cosa dicasi per le dimensioni e l’aspetto dei dinosauri portati sulla pellicola, sempre riguardo ai “Velociraptor” (errore già presente sia negli altri film, sia nei libri) che tanto Velociraptor non sono (V. osmolskae e V. mongoliensis -le uniche due specie di Velociraptor conosciute- erano grandi quanto un cane), ma che si possono tranquillamente ritenere “licenze poetiche”.

“E’ ridicolo che Owen addestri i Velociraptor”
Un’altra critica che ho sentito tra i miei conoscenti e amici è stata questa: i dinosauri cattivi mangiauomini dei primi film che restano buoni davanti al loro “padrone”.
Perchè no, dico io.
Già nel primo Jurassic Park, Hammond spiega -un po’ frettolosamente- le basi dell’imprinting ed il fatto che per costruire un rapporto di “fiducia” (o almeno di riconoscimento), è stato presente alla nascita di tutti i dinosauri “nati” sull’isola. Solo che non si è mai presentata l’occasione di vedere Hammond e uno di quei dinosauri assieme nella stessa stanza: in questo film si fa la stessa cosa, solamente che viene mostrato non più il “prima” ma anche il “dopo”.
In secondo luogo, e non ci dovrebbe essere bisogno di dirlo, il film è comunque un film di fantascienza, ambientato in un mondo dove i dinosauri ormai non fanno neanche più scalpore, dove quel parco esiste ed è ormai aperto da anni, dove il mondo intero interagisce giornalmente con questi animali: è naturale che i progressi e gli studi etologici si siano anche sviluppati sulla conoscenza dei dinosauri e del loro comportamento.

Non ho trovato particolarmente intrigante la trama, che si riduce al solito “salva i bambini e scappa dai dinosauri”, il “nuovo” dinosauro non mi ha convinto molto (ma penso che questo sia dovuto al fatto che, come dice il più piccolo dei due ragazzini verso la fine del film: “quello non è un dinosauro”, ed essendo io un “purista”, ho fatto fatica ad accettarlo, lei e tutta la storia dell’ingegneria genetica che ha portato alla sua creazione) anche se molto ben realizzato.
Il dramma familiare che va di moda ultimamente lo ho trovato fuori luogo, così come l’aver scelto un protagonista “figo e muscoloso” (ho comunque apprezzato Chris Pratt e il suo lavoro), cosa che stona rispetto ai tre film precedenti, ma, i soldi sono soldi e ammetto che mi è mancato molto l’Alan Grant del primo film.
Non mi è piaciuto assolutamente il finale in stile “Godzilla”, davvero esagerato seppur con molti rimandi “storici” alla prima pellicola (il bengala rosso per attirare il Tirannosauro su tutti).

Quello che invece ho apprezzato tantissimo, è stato vedere, finalmente, questo fantomatico parco di cui si parlava ossessivamente in Jurassic Park: il sogno di John Hammond realizzato, i suoi discorsi sulle famiglie e sui bambini in visita aver preso finalmente forma (nonostante alla fine del primo film avesse detto di non volerlo più aprire dopo i tragici eventi, ma la ho trovata una mancanza lieve).
Triste, anche se poco approfondito, il discorso sulle multinazionali sponsorizzanti le attrazioni: i dinosauri ormai visti non più come una fantastica riscoperta piena di fascino ma solo più come oggetti di intrattenimento alla stregua di un qualsiasi zoo, tanto da lasciare la possibilità agli stessi sponsor di battezzare i nuovi animali con nomi improbabili ma che siano “fighi” (Indominus rex non si può sentire, diciamocelo).

Un concentrato di nostalgia e malinconia tra le decine di citazioni, il vecchio ed epico tema della colonna sonora inserito nelle giuste scene e la consapevolezza che tutta la magia e il mistero che circondava le creature nel primo film è ormai svanita, fa capire che ormai dobbiamo rassegnarci a tenere i bei ricordi e le emozioni vissute guardando “Jurassic park” ben strette, mentre questo sequel, comunque insperato, ci riporta alla realtà dei fatti, tristi, forse scontati e un po’ troppo “all’americana” per quanto riguarda trama e contenuti, ma comunque godibili dal punto di vista estetico e ben in continuità con gli eventi del primo capitolo.

Voto personale: 7+

Quando l’indecenza va comunque in rete.

mondiali

Piccola premessa che potrà essere una tipica frase da “settimana mondiale del luogo comune” : personalmente seguo il calcio solamente durante i mondiali.
Ho smesso di seguire da “appassionato” il gioco del pallone da circa gli ultimi mondiali Francesi, nell’ormai lontano 1998, molti dei nomi Azzurri presenti alle ultime competizioni mondiali, non li avevo mai neanche sentiti nominare.
Ho seguito tutte e tre le partite della Nazionale in Brasile, più o meno con entusiasmo, compreso l’ultimo sofferente scontro con l’Uruguay ieri pomeriggio, l’Italia è uscita dal mondiale, qualche imprecazione malinconica, qualche “è colpa di…”, e poi a cenare in pizzeria con gli amici, a cazzeggiare come sempre, a prenderci in giro e passare il tempo come se la delusione mondiale non fosse mai accaduta.
L’errore della giornata si è manifestato nel momento in cui ho riacceso il computer e ho dato un’occhiata alla Home di Facebook e ai commenti su Twitter, le repliche ai post della stampa e sfoghi random tra risposte confusionarie e allenatori da tastiera.
E a me ‘ste cose fanno davvero incazzare.
Sono pieno, tra i contatti di Facebook, di persone che ogni giorno pubblicano e condividono stati, post, immagini, di come l’Italia faccia schifo (i primi a urlare e dimenarsi di “gioia” ad ogni partita della Nazionale che si è svolta in queste settimane), di frasi razziste e fasciste, di gente che sa solamente parlare (male – inteso nel senso di: non saperne parlare) di politica e via dicendo.
Quando questa gente inizia anche a sfogare le proprie frustrazioni politico-sociali amalgamandole al calcio, si assiste ad un circo di ipocrisia animato dalle più disparate persone:
Quelli che loro sono superiori all’Italiano medio e i mondiali non li guardano per solidarietà con il popolo Brasiliano, ma che dopo l’uscita dell’Italia ne sanno più di quelli che le partite le hanno dichiaratamente guardate.
Quelli che sono contenti che l’Italia abbia fatto una figura di mer…endina, e lo devono esternare con vari “godoooo”,”era ora!” etc, che andrebbero letti più o meno come un “Cagatemi, sono un anticonformista, nessuno è come me, guardatemi, datemi attenzione, sono figo perchè dico il contrario di quello che dice la gente, scrivetemi, mi sento tanto solo”.
Quelli che sono tutti allenatori, quelli che se avessero giocato come avrebbero voluto loro, ora staremmo agli ottavi, quelli che hanno un insulto pronto per ogni giocatore che abbia toccato palla durante la partita.
Quelli che “La Nazionale ha fatto schifo perchè riflette la vera situazione dell’Italia, che fa schifo”. (‘zzo centra?)
Quelli che “la Nazionale ormai da’ troppo spazio a giocatori stranieri a discapito dei giovani Italiani” (sic!), che sono poi gli stessi che passano le giornate a intasare la Home di Facebook con post pieni di foto di balilla e profili di Mussolini, trentenni o bimbiminkia che “quando c’era lui…”.
Quelli che sono superiori all’Italiano medio perchè la gente è scema a dispiacersi per una partita quando ci sono mille altri problemi a cui pensare.
Quelli che sono superiori all’Italiano medio perchè quando perde la Nazionale si dispiacciono tutti e quando i politici rubano se ne fregano.
Quelli che andranno avanti mesi a sottolineare come l’Italiano medio sia più interessato al calcio che alla politica del Paese, con post, stati e immagini obsolete che girano ormai da anni su qualsiasi Social Network.
Io penso che l’Italiano medio non sia quello che si siede a vedere la partita a fare un po’ di sano tifo quando serve, credo che l’Italiano medio (ma ha ancora davvero senso parlare di Italiani medi?) – almeno a giudicare dalla media di contatti che hanno troppo tempo libero per scrivere ‘sto mare di cagate – siano proprio loro, con il loro modo di trovare qualsiasi appiglio per polemizzare qualsiasi cosa, il loro modo di dover convincere (ma soprattutto convincersi) di essere superiori, il loro modo di guardare gli altri con compassione, perchè ormai seguire tre cazzo di partite di calcio significa essere delle pecore ipnotizzate, perchè partecipare a qualsiasi evento che non abbia come fine ultimo l’insultare il proprio Paese significa non preoccuparsi della situazione in cui stiamo vivendo, perchè “ci sono ben altre cose a cui pensare”, come se loro, ogni giorno, ora, minuto, secondo, della loro stracazzo di vita disagiata, lo passassero a trovare modi per risollevare l’Italia e il Mondo dal mare di fango in cui si trova ora.
Naturalmente – e per fortuna – poi ci sono anche commenti, post e stati divertenti, di gente che ha preso la faccenda per quello che è stata veramente, senza uscirsene in supercazzole autoreferenziali, sia da parte di chi il calcio lo segue sempre, senza esserne un invasato, sia da parte di chi, come me, se ne interessa solo ogni 4 anni, uno dei migliori che ho letto oggi (ormai ieri) è stato questo del mio ex collega Lorenzo: “e come ogni 4 anni, insieme all’arrivo dei mondiali, arrivano anche gli intellettuali che devono farti sapere a tutti i costi quanto loro non sprechino il loro tempo a guardare 11 imbecilli che corrono dietro ad un pallone. Tranquilli sono sicuro che ci sia una fantastica mostra d’arte moderna per voi, a me piace essere l’italiano medio e guardare la partita con peroni ghiacciata e frittata di cipolle! e ci aggiungo anche un bel viva la figa!”. Non posso dire di essere sempre stato d’accordo con lui, ma a sto giro devo dargli atto di aver detto una cosa con la quale mi trovo assolutamente d’accordo.
Sinceramente, è davvero così terribile trovarsi con gli amici a guardare la partita, passare un paio d’ore a divertirsi e a bere, a gioire (poco) e soffrire (molto), senza poi sentirsi in obbligo di tirar fuori considerazioni politiche, razziste, fasciste, cagacazziste all’inverosimile?
Penso che perderò qualche “amico” da Facebook, ma in fondo stica… gente, con tutto il cuore, avete rotto il cazzo.

Fredda alba sul calar delle stelle

alba

Altra notte insonne, passata tra un film di troppo e qualche pagina di studio, troppo svogliato per rimanere nella testa per più di un paio di giorni, dopo “le solite 3 di niente” trascorse a cavallo del cinema e di un parcheggio, a raccontarci del nulla, trovandolo così interessante.
Uno sguardo alla finestra per ammirare la città che tenta di addormentarsi invano tra le insistenti sirene di ambulanze e antifurto, che urlano sopra al cigolare monotono delle gru in costruzione sulla strada.
La prima luce che filtra dall’abbaino culla in sé il cinguettio incessante di scriccioli e pettirossi che rallegrano la nascita di un nuovo giorno.
Le ultime e insonni stelle vegliano il sorgere dell’ennesima fredda mattina di un Gennaio sonnacchioso che ancora si rigira sotto un’umida e grigia nebbia, troppo addormentata per lasciare spazio ai campi e ai giardini sottostanti.
Guardo il gatto che si accoccola pigramente sulla pila di vestiti gettati a casaccio in un angolo della camera, una doccia veloce e torno nella mia stanza, pregna di odore di tabacco dolce e bagnoschiuma, tornando sulle pagine scarabocchiate del mio blocco-note che ormai sanno di vecchio: pagine piene di parole senza senso, frasi figlie di un bicchiere di troppo, pensieri scritti al lume della noia.
Le finestre bloccate dalla condensa gelata, diventate ormai tele per volute di fragili cristalli di ghiaccio, effimeri dipinti destinati a perdersi in poche ore, un gelido spettacolo di natura del quale nessun altro potrà mai godere.
Si sentono in lontananza le cornacchie tornare dai campi alla città, gracchiando placidamente ad un sole con un passo ancora troppo corto per mantenere i piedi tra le montagne e la collina.
Osservo un Venere ormai stanco, calare lentamente, mentre sparisce in un istante tra i primi chiarori dell’alba.

Quanto amo il mondo (ciò che non sopporto)

Un post che non poteva mancare, un must sul quale prima o poi tutti dovranno passare…
E’ strano che uno come me, che è spesso visto come un tizio strambo, saccente e scorbutico, non avesse ancora pubblicato qualcosa di simile, è così scontato, banale…
Per questo non mi ero ancora avvicinato all’argomento.
O meglio, molte cose trasparivano già dalle precedenti pubblicazioni, ma questo vorrebbe essere più un compendio completo di…
… ciò che non sopporto.
“Tutto” penseranno le persone che mi conoscono. Ah! Stolti!
Probabilmente comunque, quel “tutto” non si discosterebbe molto dalla realtà, ma è piuttosto riduttivo, ed è quasi un ossimoro affermare che “tutto” sia riduttivo.
Il Tutto è fatto da tante, tantissime cose, piccole, grandi…ognuna a sè stante, ognuna rinchiusa nella propria bolla di sapone, ed è proprio quando queste troppe bolle si scontrano, scoppiano, che il Tutto ci entra negli occhi, ci infastidisce, ci offusca la vista e ci fa bruciare gli occhi.
Quindi si, mi infastidisce pressochè Tutto, ma non sempre, e non sempre allo stesso modo.
E quale modo più scontato e banale per esternare ciò, se non con una bella lista alla mercè del mondo? Come farmi sfuggire una simile opportunità!
E’ probabile che dimenticherò qualcosa, poco male, avrò comunque l’opportunità di farmi venire il nervoso nei prossimi giorni anche per ciò che avrò tralasciato.
Non sopporto gli ipocriti, i bugiardi, quelli convinti di stare un gradino sopra tutti gli altri, in qualsiasi aspetto della vita. Non sopporto quelli che cercano di porsi come esperti di argomenti dei quali non sanno nulla, giusto perchè fa figo o perchè ci ricavano sopra qualcosa.
Esempi? Come tralasciare la nostra cara, vecchia (soprattutto) classe politica… I vecchi, i nuovi… non ce n’è uno decente in mezzo. Berlusconi che si ritiene perseguitato come un Ebreo durante il Nazismo, convinto di essere l’intoccabile Mascotte d’Italia; il vecchio.
Il “nuovo”… forse anche peggio. Grillo… il Re degli ipocriti, la dimostrazione vivente che esiste purtroppo un popolo di rincoglioniti pronti a pendere dalle sue labbra ad ogni fesseria che fuoriesce come una scoreggia maleodorante dalla sua bocca.
Gente pronta a volere un “Parlamento pulito” a suon di “Vaffa” e capitanati da un omicida. Un tale che si rivolge con disprezzo verso qualsiasi avversario politico, un pregiudicato che per spregio dà del pregiudicato ad un altro pregiudicato.
Uno che vomita insulti ogni volta che apre bocca o che mette mano (se davvero di lui si tratta) al suo blog, e che poi pretende rispetto. Si commenta da solo.
Non che gli altri partiti o movimenti mi stiano particolarmente simpatici. Ma sinceramente, NON puoi proporti come il salvatore dell’Italia, il moralizzatore del mondo politico, cavaliere senza macchie e senza paure, in questo modo. Non puoi, non sei credibile.
Ma alla gente piace, le persone hanno un brivido di eccitazione, quando viene detto loro che siamo in un regime, che siamo prossimi alla guerra civile, che siamo in pieno colpo di stato.
Alla gente piace potersi ritenere “eroi”, meglio ancora senza pressochè far niente, finchè ci si sentirà degli eroi a condividere post su FaceBook e urlare dei gran “Vaffa” agli avversari, perchè no?
Perchè non dare il proprio sostegno a chi promette lotte contro i massoni illuminati, contro le banche, contro i governi militari che ci spruzzano di nonsisabenechecosa con le scie chimiche, a chi ci può far sentire come i salvatori del mondo?
Evidentemente fermarsi a pensare alla mole di idiozie che ci vengono propinate ogni giorno da questi figuri è molto più faticoso che cliccare un “condividi” e scrivere un “al complotto!”.
Sempre a proposito di complotti, di figuri che si ergono a paladini della GGENTE, non sopporto quelli che “la mia opinione conta come la tua”. Questo (http://verbasequentur.wordpress.com/2013/11/09/tutti-dottori-post-ad-altissimo-contenuto-di-turpiloquio/) articolo spiega in parole molto più comprensibili e meglio scritte delle mie, esattamente come la penso.
Leggetevelo, perchè è veramente interessante.
L’ostinatezza della gente è comunque mostruosa, puoi spiegare a un complottista delle “scie chimiche” in mille modi come non sia possibile/fattibile una scemenza del genere, e continueranno a trovare milleuno modi (tristissimi e al limite del ridicolo, sempre i soliti) per darti contro, perchè “nessuno ce lo dice!!! presto leggi prima che censurino questo post!!Me l’haddetto miocuggino!!”.
Dunque, uno scaricatore di melanzane con la terza media che cerca di dimostrare come non sia possibile che a quella quota si formino scie di condensazione, perchè “l’ha letto su internet”…insomma, *pat pat* sulla spalla e “si è vero hai ragione”.
Questo si ricollega al concetto di prima: è bello crederci i salvatori del mondo, gli eletti, stando dietro a un computer, avendo studiato Scienze delle caccole e riempirsi la bocca di paroloni tecnici che nemmeno si capiscono (e che talvolta nemmeno esistono).
Quindi, chi non sopporto? I millemila Paladini dellaggente che si pongono come salvatori del mondo, o i millemilioni di ggente che sbrodolano su tutto ciò che farneticano i primi? Tutteddue.
Non sopporto i finti depressi, quelli che ogni cosa, ogni giorno, ogni momento è buono per prendersela con la propria vita, non sopporto i/le tredicenni che si lamentano della loro vita vissuta e decantata come un susseguirsi di lutti e tragicità, non sopporto quelli che ogni giorno si lamentano di non avere una ragazza, non sopporto, NON sopporto, NON SOPPORTO quelli che “Ora sono un diavolo perchè una volta hanno tradito l’angelo che ero”. LOL.
Non sopporto i guidatori Astigiani. Non esiste una legge, non esiste una dimostrazione, non esistono parole per descrivere l’incapacità di portare un veicolo che hanno alcune persone. Esistono determinati punti, nella rete di strade in città, che hanno il mistico potere di far diventare completamente ritardato anche il più esperto pilota. Esistono rotonde alle quali ogni minima nozione sulla sicurezza, sul codice della strada, vengono dimenticate.
Ci sono incroci nei quali i neuroni delle persone vanno in tilt, attraversamenti sui quali la gente inizia a pensare che sia saggio superare a destra a tutta velocità le macchine che sono ferme per fare attravesare i pedoni. Esistono i giorni di mercato, esistono i giorni festivi, esistono le precipitazioni atmosferiche. E non vi venga in mente di uscir di casa durante un allineamento di questi tre fattori della morte.
Non sopporto quelli che pensano di essere più importanti di quanto non siano realmente. Quelli con un’autostima smodatamente elevata, quelli che si ostinano nel darti contro nonostante le smentite e le prove contrarie alle loro teorie…
Non mi considero una persona “stupida”, anzi. Sono ben cosciente di saper BENE interpretare le situazioni e capire le persone. Fa figo dire di non capire se stessi, io mi capisco. Alla perfezione. E capisco gli altri. Alla perfezione.
Ok forse “perfezione” è troppo, ma mi ritengo comunque piuttosto bravo a mettere insieme ciò che trovo e che interpreto, e a trarne le dovute conclusioni.
A volte le cose mi sembrano talmente ovvie e scontate che mi sembra impossibile che qualcuno abbia avuto la seria intenzione di nasconderle e mistificarle.
Non sopporto quindi, chiunque cerchi di prendermi per il culo in questo modo. Chi pensa che “heeeey perchè non teniamo il piede in due scarpe, tanto non se ne accorgerà mai”.
Odio chi nega l’evidenza dei fatti. Chi cerca di farti passare dalla parte del torto a tutti i costi, chi è riuscito a farti fare minchiate alle quali non avresti mai e poi mai pensato di fare.
Non sopporto me stesso quando scopro queste cose e continuo, nonostante tutto, a far finta di niente. A volte le persone sono talmente tanto convinte di ciò che fanno, che è un peccato cercare di parlarne. Sinceramente, what the fuck.
E non sopporto “l’altro”. Non sopporto come diavolo faccia/facciano a non accorgersi della situazione. A volte, per scherzare, faccio il “superiore”, con gli amici. Ma in certe situazioni mi viene davvero da pensare che tutti gli altri siano un branco di rincoglioniti col prosciutto davanti agli occhi.
Ovviamente queste ultime righe si riferiscono a situazioni vissute in prima persona.
Non sopporto l’essermi comportato, una volta e una sola, nella maniera esattamente contraria alla quale mi sono sempre comportato. Chiunque l’avrebbe fatto, e sono altrettanto convinto che chiunque l’avrebbe anche fatto più volte. Ma non mi ritengo “chiunque”, e nonostante siano passati già degli anni, continuo a non sopportarmi.
Non mi sopporto, giusto perchè siamo ancora in quell’argomento; non mi sopporto per non essere stato più “cattivo” per rispondere a tutto il male che mi è stato fatto passare, al nervoso, alle notti insonni, alle bugie, alle evidenze negate, all’ipocrisia. Non mi sopporto per essermi “solamente” arrabbiato.
Non sopporto i bimbiminkia che appestano questa città, non sopporto i tamarri che dan loro man forte, non sopporto i tredicenni casinari del cinema, quelli che “oh ma non sai chi sono!”
Non sopporto i Rom, e non sono razzista, ci mancherebbe, probabilmente hanno deciso di spedire i più fastidiosi qui ad Asti, non metto in dubbio che nelle altre città Italiane siano tutti educati e brave persone…ma no, non posso rimanere a pensare “beh è la loro cultura, fa niente” dopo essere stato minacciato di morte e quasi malmenato dopo aver detto “ragazzi lì non potete fumare”:
Non riesco a reggere i “Non sono un moralista MA…”. Bitches please.
Non sopporto la chiesa, la cei, non sopporto un branco di pagliacci con la gonna votati all’astinenza sessuale, parlare di aborto e contraccezione, non sopporto il papa che indica come i mali del mondo le coppie gay e i preservativi. Non sopporto chi tanto elogia questo nuovo papa per le sue “idee” progressiste. Idee che stanno rimanendo idee.
Quando questo tizio dirà chiaro e tondo davanti al mondo che non ci saranno più discriminazioni verso gli omosessuali, le donne, quando finanzierà una distribuzione di massa di condom in Africa, allora FORSE potrò iniziare a rivedere la mia posizione.
Ma NON cambierò idea fino a quando qualcosa di veramente concreto non verrà fatto. E’ inutile avere la faccia da simpaticone, e fare l’amante dei giovani da una parte, e dall’altra continuar a demonizzare le ricerche, le scoperte, la vita privata delle persone che non hanno le tue stesse idee, e farsi foto da cartolina sorridenti stringendo la mano a sanguinosi dittatori.
Non sopporto gli animalari da quattro soldi, quelli che fanno irruzione negli allevamenti di Visone americano (o altri alloctoni) e “liberano” nei boschi Italiani centinaia, migliaia di queste creature, in nome della “Natura”. Quelli che si stracciano le vesti per lo scoiattolo grigio, per la nutria, per qualsiasi altro fottutissimo alloctono che gira nei boschi d’Italia, modificando gli equilibri e minando la biodiversità di un ambiente unico al mondo.
Però hanno dei musini carini.
E probabilmente non sopporto me stesso per un sacco di altri motivi…uno fra tutti l’aver scritto un sacco di cose senza il minimo criterio di rileggerle, presumibilmente piene di errori grossolani.
Forse però, trattandosi di una specie di sfogo, meglio così. Se dovevo far uscire tutto lo schifo che avevo dentro…beh non avrebbe avuto molto senso stare lì a correggere più di tanto.
Fottetevi tutti quanti. ;^)

Impressioni dettate dal vento autunnale

VINCENT-VAN-GOGH-Vento2

 

“Stasera riscrivo”, “Ok oggi mi metto lì a scrivere”, “Va bene, domani riordino le note e butto giù qualcosa”: questi i pensieri che si sono avvicendati, durante l’estate e questi primi mesi autunnali, per quanto riguarda il mio piccolo blog.
Pensieri, che si sono sempre risolti con un più o meno mesto “Non saprei proprio come scrivere”.
Poco male, forse: non che io abbia attraversato un blocco inventivo più o meno forte, ho un notes pieno di schizzi, appunti, impressioni e scarabocchi – sensati e non – che bisbigliavano, dalle pagine sfogliate ogni volta che li rileggevo, di essere pubblicati in qualche modo.

Non ho una grandissima autostima di me stesso o di quello che riesco a buttar giù a parole (non molta, non sempre), ma penso che certe cose vadano scritte e raccontate nella maniera adeguata, piuttosto che essere buttate giù senza cognizione di causa, senza un modo, per la gente interessata, di poter capire davvero quello che intenda, quello che provo od abbia provato, le policromatiche sfaccettature vissute in momenti perlopiù grigi, come sono stati questi ultimi mesi.
Lungi da me volermi piangere addosso o rendermi patetico nell’esporre le mie disgrazie (e di disgrazie non si parla, fortunatamente), penso solo alla consapevolezza del momentaneo tempo…piatto – sotto alcuni punti di vista – che sto attraversando: delusioni più o meno rimarginate, alcune situazioni che tardano a sbloccarsi e via discorrendo, nulla in più di ciò che la vita mette a disposizione talvolta.

Credo che, almeno per ora, tutti quei pensieri e riflessioni, rimarranno sigillati tra le pagine giallognole dei miei quaderni, in attesa che un vento fresco possa rinfrescarmi un poco le idee sul come pubblicarli.
Penso di aver già scritto, nei miei “post ammappacchionanti”, di come sia attratto, e di come io ammiri i temporali, tuoni, fulmini, il vento che porta con sé aria limpida, foglie, fantasmi dell’estate trascorsa rimasti a infestare i solitari marciapiedi del viale dietro casa.
Sono rimasto, questo pomeriggio tardi, quasi appollaiato sulla finestra di camera mia, a guardare in là, verso le nuvole plumbee che incombevano da Ovest, le foglie gialle del grande platano nel campo, contrastare con il gonfio grigiore del cielo, nell’attesa di dover richiudere tutto per non finire con la camera allagata.
Le gocce della pioggia contro i vetri e sul tetto, hanno scandito, secondo per secondo tutta la serata, l’odore della legna bruciata nella stufa di sotto è stata una compagnia gradita che ha contribuito in modo piuttosto rilevante al relax post studio.

Non mi ritengo una persona dalla quale possano nascere chissà quali idee filosofiche, esistenzialiste o altro, ma questo tempo, questa unione di più fattori per me estremamente rilassanti – e allo stesso tempo stimolanti -; la pioggia, il temporale, la legna nella stufa, la stanchezza dopo lo studio e un disco di Beethoven, sicuramente riescono a farmi trovare un attimo per fermarmi e farmi pensare.
Pensieri semplici, domande stupide, pensieri stupidi e domande difficili, accavallati ed ingarbugliati tra loro come un filo delle cuffie infilato nelle tasche di un jeans troppo stretto.

Pensieri e riflessioni sull’immediato, sul prossimo domani che vedrà la luce, sulla fine di questo autunno, di questo inverno, su come potrà mai andare a finire, per me, questo anno che ormai si sta adagiando sonnacchioso, che vive il suo tramonto sulle spalle delle colline in lontananza, spazzate ora da questo freddo vento d’autunno.

Il cobra nero e il carlino scavatore

cobraUh! quanto tempo che non scrivevo qui! Ci sono stati un sacco di contrattempi e imprevisti che hanno alimentato la poca creatività degli ultimi tempi e che mi hanno fatto desistere dal pubblicare le mie solite vaccate sparse!
Beh, mi pareva il caso di ricominciare, e di farlo nella maniera più surreale che conosca: raccontare uno dei tanti sogni (penso che i prossimi post saranno improntati soprattutto a questo, infatti) strambi che mi sono capitati nel corso di 26 lunghi anni.
Direi di iniziare dal sogno della scorsa notte, già che lo ho ancora bene (insomma…) in mente.

C’era una volta, e con “volta” intendo “ieri”, un tizio biondo, alto, con gli occhi azzurri che aveva un gatto nero. Una gatta.
Il tizio biondo, che per qualche strano motivo si trovava nella sua casa al mare di Ceriale, aveva appena trovato un altro gatto, sempre nero, il quale però era abbastanza stupido, e, nella sua felina ignoranza, un giorno chiese al suo biondo padrone: “Babbaì, ma me lo spieghi cosa vuol dire “o”?
Al che, il povero ragazzo si trovò a dover spiegare il significato della congiunzione semplice “o”, al gatto stupidotto.
Accortosi che una volpe (che in realtà era un gatto arancione) si era comodamente acciambellata su una sedia posta sul balcone, il nostro tizio decise di lasciar perdere le spiegazioni al gatto, per concentrarsi sul fare qualche bella foto alla nuova arrivata, lottando però con le dita della sua mano sinistra, che continuavano ad oscurare l’obiettivo della macchina fotografica.
Sceso al piano di sotto per andare a cercare la “volpe”, che nel frattempo era fuggita, il biondo si accorse di essere tornato alla sua casetta di Asti, in giardino, che era pieno di strane buche profonde, come delle tane di marmotta.
“Ohibò” esclamò il tizio, “E questo?” si chiese, controllando una profonda voragine proprio sotto il marciapiede del giardino.
Una grossa buca,larga almeno due metri e profonda quattro o cinque, e piena di detriti, sassi e cartacce, si era creata proprio di fronte alla porta di casa, e la “volpe” ci si era tuffata dentro per sfuggire alla sessione fotografica di cui prima.
Forse è meglio che non ci entri, perchè lì c’è il cobra nero” pensò il tizio.
Dando un’occhiata esplorativa alle altre buche, scoprì, in una di esse, un cane, uno strano incrocio tra un carlino e un bulldog, rintanato all’interno e mezzo coperto di terra e fango.“Ovvio!” esclamò il biondo, “sta andando in letargo!”.
Dopo aver scientificamente appurato del letargo del carlino, uno strano sibilo – che però era più una specie di urlo/fischio – uscì dalla voragine del cobra nero, e all’improvviso, un grosso serpente ne uscì velocemente, iniziando a strisciare e saltare per il giardino.
Curiosamente, il cobra nero, era marrone chiaro.
E non era un cobra.
Urlando e fischiando, il grande ofide, scappò attraverso le maglie della rete che delimitava il perimetro del giardino, il biondo fuggì a cercare aiuto alla casa degli zii accanto, correndo però troppo oltre sulla strada, dimenticandosi di chiedere aiuto.
Dopo 2-300 metri di troppo, il nostro eroe decise di tornare sui suoi passi, e notò proprio davanti casa, un furgoncino bianco con una scritta poco leggibile sulla fiancata (ma sono sicuro ci fosse scritto “the mistery machine” anche senza averlo letto) e due tizi, un uomo pelato in canotta blu e una donna, sulla strada, accorsi per catturare il temibile cobra nero, che ora riposava placidamente sull’inferriata del cancello del cortile.
Il tizio pelato non aspettò oltre, afferrò il cobra per la coda con un gesto atleticissimo e…si prese un bel morso sul petto da parte dell’animale, che era sì afferrato per la punta della coda, ma sicuramente molto più lungo del braccio del tizio, e decisamente più sveglio.
I due eroi riuscirono così a sistemare il pericoloso serpente dentro al loro mistery furgone, e se ne andarono,ma non prima di un “eh, e adesso devo farmi l’antidoto” del tizio, soddisfatto per il lavoro appena svolto.

Questo era il sogno di ieri (ormai l’altroieri) notte, senza senso, come tutti i miei migliori sogni, ma con un fondo di “verità”: ieri pomeriggio, non so per quale ragione, ho bazzicato parecchio su wikipedia per cercare qualche informazione su qualche serpente, non sul “cobra nero”, ma comunque penso che sia stato per quello, che il bizzarro ofide mi sia venuto a trovare nel sogno.
La cosa “inquietante” invece è stata che appena mi sono svegliato e sceso di sotto in sala, e quindi dopo pochi minuti dalla fine del sogno, ho trovato la gatta sotto a una sedia, che guardava incuriosita un piccolo biacco strisciante che aveva appena portato in casa…

L’istinto del Naturalista

biacco

 

Un episodio di forse poco conto, capitato ieri verso l’ora di pranzo, che mi ha fatto in qualche modo riflettere su quello che è il mio rapporto con la natura e gli animali…
Dopo una lunga e faticosa mattinata passata, come ogni domenica, a giocare a softair per i boschi dell’Astigiano (un buon modo, a mio avviso, di passare qualche ora all’aria aperta, fare esercizio e scaricare lo stress), sono tornato, stanco e dolorante per le corse e i pallini ricevuti un po’ ovunque, a casa, con l’unico desiderio di farmi una doccia e sonnecchiare un paio d’ore per riprendermi dalla nottata quasi insonne e dalla fatica della giornata.
Lascio quindi la macchina in garage, e, zaino in spalla, fucile in una mano, giacca e corpetto nell’altra, scarponi tenuti per i lacci penzolanti e striscianti per terra, sono entrato finalmente in casa.
“Finito di spararvi?” mi ha chiesto mio papà, seduto davanti al computer della sala.
“già.”.
“C’è un serpente in fondo al pozzo, penso sia intrappolato, magari poi più tardi o domani vai a vedere, sembra grosso.”
“Ma magari anche subito.” ho risposto seccamente.
“Prima va a mangiare però”
“Ma no, poso la roba e andiamo a tirarlo fuori subito, quanto è profondo il pozzo?”
“6 metri”
“Ok andiamo subito”
Non contemplavo il fatto che quella povera bestia fosse caduta là dentro già da qualche giorno, e che pur sapendolo, nessuno avesse fatto qualcosa per tirarlo fuori e rimetterlo in libertà. Assurdo, fosse stato un cane, ci sarebbero state almeno 2 troupe televisive.
La nonna terrorizzata: “oooooh ma no, là sta bene, nell’acqua, nooooo”
“Si nonna, perchè nel pozzo è pieno di luce e di cibo vero?”
“ma glielo porto io da mangiare…non tirarlo di nuovo fuori…”
Le sue parole non mi sono nemmeno entrate nelle orecchie. So che se mai dovessi iniziare una discussione del genere, diventerei cattivo.
Approntata un’ancora di salvataggio legando un rastrello a 5 metri di corda, sono quindi andato con mio papà a portare in salvo quel biacco rintronato che cercava disperatamente di uscir fuori dal pozzo.
Nessun intoppo con la nostra ancora rastrellosa, il biacco si è fatto sollevare senza problemi fino in superficie e lo abbiamo lasciato sulla riva del torrente qualche metro più in là, al sicuro.
Un mostro terrificante, che vomitava fuoco e zolfo dalla sua ENORME testa irta di zanne velenose, sono vivo per miracolo. o.O (Non capirò MAI, e mi farà SEMPRE schifo, tutta la superstizione che circonda i serpenti).
Tornato a casa mi sono cambiato, docciato e ho dormito le mie due ore.
E non ho neanche mangiato, perchè c’erano cose più importanti da fare, e la stanchezza era tornata a farsi sentire.
Credo che la maggior parte delle persone, alla frase “c’è un serpente nel pozzo”, avrebbe risposto con un “e sticazzi?” (o con un “che schifo, chissenefrega”) e sarebbe andato a mangiare senza più pensarci.
Mi piacciono i Naturalisti, perchè anche di fronte a un solo biacco finito in un pozzo a 6 metri sotto terra, dimenticano di pranzare per andare a salvarlo e rimetterlo in libertà.
Mi piacciono i Naturalisti perchè spero di mantenere questo mio modo di essere e di fare, e di diventare degno di quel nome.
Mi piacciono i Naturalisti perchè sono strani, ma sono strani in senso figo.
Mi piacciono i Naturalisti perchè sono delle persone meglio. (cit.)

Rapida presentazione di un passatempo ventennale (Lumen et Umbra)

logoleu

Torno su queste pagine di nuovo dopo una lunga pausa di “riflessione” (aka non ho avuto tempo e voglia di mettermi lì a scrivere le mie solite boiate semiserie), giusto per fare un po’ di pubblicità.
“Oh cheppalle chissenefrega” diranno i pochi lettori di queste righe.
Beh, stica…voli e io scrivo lo stesso :-).
Volevo tirare giù giusto due righe due su quello che è stato per me un bellissimo passatempo e motivo di svago, e non solo, degli ultimi anni. Degli ultimi 12 anni, mese più, mese meno.
Si chiama Lumen et Umbra, ma penso che nessuno lo chiami più così: LeU è ormai il suo vero nome, ed è quello che in termini tecnici viene chiamato un Multi User Dungeon.
Siccome in queste settimane si sta cercando di attuare un recupero decisivo delle utenze e dei giocatori, dando una seria spolverata al codice e alle meccaniche di gioco, ingrandendo e sviluppando l’intero mondo muddico, mi sembrava giusto pubblicizzare in maniera poco seria ovunque potessi.
Innanzitutto, che diavolo è un MultiUserDungeon, insomma, un mud? Un mud è questo (chiedo scusa per la bassa qualità delle immagini ma in realtà ho fatto tutto di fretta e senza pensarci troppo):

alma

Insomma, un mondo virtuale dalle infinite possibili ambientazioni (nello specifico è partito tutto come un mix di Impero Romano + Fantasy, quasi vent’anni fa, ora si è notevolmente evoluto), completamente testuale (dire “senza grafica” è riduttivo, a mio avviso.), all’interno del quale i vari personaggi dei giocatori possono raggrupparsi, esplorare, viaggiare, combattere, fare quasi ogni cosa.
Probabilmente questa cosa del “solo testo” avrà fatto storcere il naso a tante persone (e io, all’inizio, ero una di queste), non è possibile immedesimarsi nel personaggio, nel gioco, nell’ambiente, senza leggerne le descrizioni, senza “indagare” fra le righe che il mud ci restituisce, e che compongono tutto il creato del mondo di LeU.
Mondo, tralaltro, che ha una sua storia, fatta di Dei, avventure, guerre e alleanze tra le associazioni dei giocatori, Gilde e Clan, che si contendono (ammetto che ora la competizione in questo senso è un po’ calata, fisiologicamente) ogni giorno le diverse “quest” presenti sul gioco, avventure automatiche più o meno lunghe che possono premiare i partecipanti con equipaggiamenti sempre più utili nelle battaglie e nelle esplorazioni.
E’ anche possibile ripercorrere la storia del mondo cercando tra i diversi volumi presenti nella biblioteca della capitale, Alma, o nelle diverse pagine delle Gilde sul web, negli archivi delle mailing list e dei forum.
Sono state poi diverse, in passato, le occasioni per ritrovi, cene e raduni dei vari giocatori al di fuori del gioco, dalle cene in occasione del “Lucca Comics”, al “GiubiLeU” di Roma, e ad altri ritrovi più o meno seri (ma quasi sempre c’è del cibo di mezzo).
Insomma, un “gioco” che o ti piace o non ti piace, per il quale serve una grande dose di pazienza, una bella scorta di tempo e, ovviamente tanta fantasia.
Venendo più nello specifico delle meccaniche di gioco, il mondo è organizzato in “zone/aree”, a loro volta suddivise in diverse “stanze”, che compongono la vera ambientazione. Ad una analisi superficiale fatta in questo momento, risultano in totale 9465 stanze diverse.
Una “stanza” è esattamente quello che è stato riportato nella foto poco sopra, non deve essere una “stanza” nel vero senso della parola, ma può rappresentare una piazza, una via, un angolo di strada, lo studio di una villa o anche semplicemente una fossa per terra, all’interno della quale possono trovarsi oggetti, personaggi giocanti e non giocanti (i mob), passaggi segreti, serrature nascoste e altro ancora.
Ci si può spostare tra le stanze attraverso sei diversi comandi, corrispondenti ai quattro punti cardinali (N,S,W,E) e alle direzioni sopra e sotto (Up,Down).
Tutto il mud è completamente in
Italiano, le ultime aree originali in lingua Inglese sono state tradotte negli ultimi anni, rimangono in Inglese tutti i comandi per interagire con il gioco e la visualizzazione dei combattimenti, cosa che potrà sembrare difficile, per qualcuno, ma che, a mio avviso, rende le cose molto meno complicate di come sarebbero se venissero anch’esse tradotte in Italiano. (E poi è pur sempre una sorta di utile esercizio linguistico).

Girando per le varie “stanze” quindi, è possibile esplorare le città, i boschi, montagne e deserti, incontrare altri giocatori e interagire con loro, parlare e formare gruppi, scontrarsi con creature di ogni sorta, ricevere favori dagli Dei (Gli Immortali, personaggi di livello superiore che “vigilano” e gestiscono il gioco) e molto altro.

wholeu

Forse qualcuno potrà dire che si tratti di un sistema di gioco “datato”, ormai del tutto soppiantato dai moderni mmorpg (qualche anno fa, quando uscì per la prima volta World Of Warcraft, qualcuno disse “Non c’è niente da fare, WoW è LeU con la grafica”, secondo me minimizzando del tutto quelli che sono invece le migliori caratteristiche di un gioco testuale, prima fra tutti la possibilità di creare ed immaginare senza troppi input esterni, quello che viene rappresentato). Molto superficialmente si può dire che la differenza tra il mud e qualsiasi altro gioco “grafico” è la stessa differenza che esiste tra il leggere un libro e vedere un film. Molto superficialmente.
La creazione del personaggio è, comunque, simile ai diversi giochi di ruolo a sfondo fantasy che si trovano in circolazione: scelta di un nome, della razza, della classe (il “mestiere” del personaggio: guerriero, mago etc.), distribuzione di un tot di punti tra le
caratteristiche del personaggio (forza, agilità, intelligenza…).

nahaz

Creato il personaggio, dati alcuni comandi “optional” utilissimi per tenere sotto controllo tutto quello che si vede (l’abilitazione dei colori nelle descrizioni, un “prompt”; ovvero una riga che viene ripetuta ad ogni azione, contenente informazioni quali punti-vita, punti-mana ed altro, la visualizzazione automatica delle uscite delle stanze), ci si trova catapultati in mezzo alla vita di LeU, al livello 1.
Guadagnando esperienza nei combattimenti è poi possibile salire di livello, imparare nuove tecniche e “skills”, e avventurarsi assieme ad altri giocatori, in posti sempre più pericolosi ma sempre più ricchi di tesori e oggetti di valore.
Penso di aver scritto abbastanza, non so con che grado di criticità, ma penso di avere dato più o meno un’idea di quello che è LeU.
Certamente un buon passatempo se preso con le giuste dosi :-).
Questa è, per ora l’unica pagina “ufficiale” del gioco, in attesa che il sito e il forum vengano finalmente ripristinati (credo, e spero, a giorni), giusto per qualche informazione in più:
http://it.lumenetumbra.wikia.com/wiki/Lumen_et_Umbra_Wiki

Detto e scritto tutto questo, torno nel mio sarcofago ad aspettare un’ispirazione per qualche nuovo post più ispirato.

Books…

libri

I libri belli sono quelli che, al termine, ti fanno dire: “Mi è piaciuto”.

I libri bellissimi ti fanno pensare: “No! Già finito?” con un tocco di malinconia.

Ma i libri migliori sono quelli che, una volta finiti, ti fanno desiderare di non averli mai aperti, per poterli leggere di nuovo dal principio, senza sapere già come andranno a finire.

Constatazioni random sulla scia del momento – Numero uno

domanda

E’ quantomeno interessante vedere come siano in maggioranza le cose negative e gli aspetti poco piacevoli di situazioni, momenti e persone, a non soffrire della sindrome del “Adesso Cambiamo Drasticamente Da Un Momento All’Altro E Diventiamo Tutto Il Contrario Di Quello Che Siamo Stati Finora”