Fredda alba sul calar delle stelle

alba

Altra notte insonne, passata tra un film di troppo e qualche pagina di studio, troppo svogliato per rimanere nella testa per più di un paio di giorni, dopo “le solite 3 di niente” trascorse a cavallo del cinema e di un parcheggio, a raccontarci del nulla, trovandolo così interessante.
Uno sguardo alla finestra per ammirare la città che tenta di addormentarsi invano tra le insistenti sirene di ambulanze e antifurto, che urlano sopra al cigolare monotono delle gru in costruzione sulla strada.
La prima luce che filtra dall’abbaino culla in sé il cinguettio incessante di scriccioli e pettirossi che rallegrano la nascita di un nuovo giorno.
Le ultime e insonni stelle vegliano il sorgere dell’ennesima fredda mattina di un Gennaio sonnacchioso che ancora si rigira sotto un’umida e grigia nebbia, troppo addormentata per lasciare spazio ai campi e ai giardini sottostanti.
Guardo il gatto che si accoccola pigramente sulla pila di vestiti gettati a casaccio in un angolo della camera, una doccia veloce e torno nella mia stanza, pregna di odore di tabacco dolce e bagnoschiuma, tornando sulle pagine scarabocchiate del mio blocco-note che ormai sanno di vecchio: pagine piene di parole senza senso, frasi figlie di un bicchiere di troppo, pensieri scritti al lume della noia.
Le finestre bloccate dalla condensa gelata, diventate ormai tele per volute di fragili cristalli di ghiaccio, effimeri dipinti destinati a perdersi in poche ore, un gelido spettacolo di natura del quale nessun altro potrà mai godere.
Si sentono in lontananza le cornacchie tornare dai campi alla città, gracchiando placidamente ad un sole con un passo ancora troppo corto per mantenere i piedi tra le montagne e la collina.
Osservo un Venere ormai stanco, calare lentamente, mentre sparisce in un istante tra i primi chiarori dell’alba.

Quanto amo il mondo (ciò che non sopporto)

Un post che non poteva mancare, un must sul quale prima o poi tutti dovranno passare…
E’ strano che uno come me, che è spesso visto come un tizio strambo, saccente e scorbutico, non avesse ancora pubblicato qualcosa di simile, è così scontato, banale…
Per questo non mi ero ancora avvicinato all’argomento.
O meglio, molte cose trasparivano già dalle precedenti pubblicazioni, ma questo vorrebbe essere più un compendio completo di…
… ciò che non sopporto.
“Tutto” penseranno le persone che mi conoscono. Ah! Stolti!
Probabilmente comunque, quel “tutto” non si discosterebbe molto dalla realtà, ma è piuttosto riduttivo, ed è quasi un ossimoro affermare che “tutto” sia riduttivo.
Il Tutto è fatto da tante, tantissime cose, piccole, grandi…ognuna a sè stante, ognuna rinchiusa nella propria bolla di sapone, ed è proprio quando queste troppe bolle si scontrano, scoppiano, che il Tutto ci entra negli occhi, ci infastidisce, ci offusca la vista e ci fa bruciare gli occhi.
Quindi si, mi infastidisce pressochè Tutto, ma non sempre, e non sempre allo stesso modo.
E quale modo più scontato e banale per esternare ciò, se non con una bella lista alla mercè del mondo? Come farmi sfuggire una simile opportunità!
E’ probabile che dimenticherò qualcosa, poco male, avrò comunque l’opportunità di farmi venire il nervoso nei prossimi giorni anche per ciò che avrò tralasciato.
Non sopporto gli ipocriti, i bugiardi, quelli convinti di stare un gradino sopra tutti gli altri, in qualsiasi aspetto della vita. Non sopporto quelli che cercano di porsi come esperti di argomenti dei quali non sanno nulla, giusto perchè fa figo o perchè ci ricavano sopra qualcosa.
Esempi? Come tralasciare la nostra cara, vecchia (soprattutto) classe politica… I vecchi, i nuovi… non ce n’è uno decente in mezzo. Berlusconi che si ritiene perseguitato come un Ebreo durante il Nazismo, convinto di essere l’intoccabile Mascotte d’Italia; il vecchio.
Il “nuovo”… forse anche peggio. Grillo… il Re degli ipocriti, la dimostrazione vivente che esiste purtroppo un popolo di rincoglioniti pronti a pendere dalle sue labbra ad ogni fesseria che fuoriesce come una scoreggia maleodorante dalla sua bocca.
Gente pronta a volere un “Parlamento pulito” a suon di “Vaffa” e capitanati da un omicida. Un tale che si rivolge con disprezzo verso qualsiasi avversario politico, un pregiudicato che per spregio dà del pregiudicato ad un altro pregiudicato.
Uno che vomita insulti ogni volta che apre bocca o che mette mano (se davvero di lui si tratta) al suo blog, e che poi pretende rispetto. Si commenta da solo.
Non che gli altri partiti o movimenti mi stiano particolarmente simpatici. Ma sinceramente, NON puoi proporti come il salvatore dell’Italia, il moralizzatore del mondo politico, cavaliere senza macchie e senza paure, in questo modo. Non puoi, non sei credibile.
Ma alla gente piace, le persone hanno un brivido di eccitazione, quando viene detto loro che siamo in un regime, che siamo prossimi alla guerra civile, che siamo in pieno colpo di stato.
Alla gente piace potersi ritenere “eroi”, meglio ancora senza pressochè far niente, finchè ci si sentirà degli eroi a condividere post su FaceBook e urlare dei gran “Vaffa” agli avversari, perchè no?
Perchè non dare il proprio sostegno a chi promette lotte contro i massoni illuminati, contro le banche, contro i governi militari che ci spruzzano di nonsisabenechecosa con le scie chimiche, a chi ci può far sentire come i salvatori del mondo?
Evidentemente fermarsi a pensare alla mole di idiozie che ci vengono propinate ogni giorno da questi figuri è molto più faticoso che cliccare un “condividi” e scrivere un “al complotto!”.
Sempre a proposito di complotti, di figuri che si ergono a paladini della GGENTE, non sopporto quelli che “la mia opinione conta come la tua”. Questo (http://verbasequentur.wordpress.com/2013/11/09/tutti-dottori-post-ad-altissimo-contenuto-di-turpiloquio/) articolo spiega in parole molto più comprensibili e meglio scritte delle mie, esattamente come la penso.
Leggetevelo, perchè è veramente interessante.
L’ostinatezza della gente è comunque mostruosa, puoi spiegare a un complottista delle “scie chimiche” in mille modi come non sia possibile/fattibile una scemenza del genere, e continueranno a trovare milleuno modi (tristissimi e al limite del ridicolo, sempre i soliti) per darti contro, perchè “nessuno ce lo dice!!! presto leggi prima che censurino questo post!!Me l’haddetto miocuggino!!”.
Dunque, uno scaricatore di melanzane con la terza media che cerca di dimostrare come non sia possibile che a quella quota si formino scie di condensazione, perchè “l’ha letto su internet”…insomma, *pat pat* sulla spalla e “si è vero hai ragione”.
Questo si ricollega al concetto di prima: è bello crederci i salvatori del mondo, gli eletti, stando dietro a un computer, avendo studiato Scienze delle caccole e riempirsi la bocca di paroloni tecnici che nemmeno si capiscono (e che talvolta nemmeno esistono).
Quindi, chi non sopporto? I millemila Paladini dellaggente che si pongono come salvatori del mondo, o i millemilioni di ggente che sbrodolano su tutto ciò che farneticano i primi? Tutteddue.
Non sopporto i finti depressi, quelli che ogni cosa, ogni giorno, ogni momento è buono per prendersela con la propria vita, non sopporto i/le tredicenni che si lamentano della loro vita vissuta e decantata come un susseguirsi di lutti e tragicità, non sopporto quelli che ogni giorno si lamentano di non avere una ragazza, non sopporto, NON sopporto, NON SOPPORTO quelli che “Ora sono un diavolo perchè una volta hanno tradito l’angelo che ero”. LOL.
Non sopporto i guidatori Astigiani. Non esiste una legge, non esiste una dimostrazione, non esistono parole per descrivere l’incapacità di portare un veicolo che hanno alcune persone. Esistono determinati punti, nella rete di strade in città, che hanno il mistico potere di far diventare completamente ritardato anche il più esperto pilota. Esistono rotonde alle quali ogni minima nozione sulla sicurezza, sul codice della strada, vengono dimenticate.
Ci sono incroci nei quali i neuroni delle persone vanno in tilt, attraversamenti sui quali la gente inizia a pensare che sia saggio superare a destra a tutta velocità le macchine che sono ferme per fare attravesare i pedoni. Esistono i giorni di mercato, esistono i giorni festivi, esistono le precipitazioni atmosferiche. E non vi venga in mente di uscir di casa durante un allineamento di questi tre fattori della morte.
Non sopporto quelli che pensano di essere più importanti di quanto non siano realmente. Quelli con un’autostima smodatamente elevata, quelli che si ostinano nel darti contro nonostante le smentite e le prove contrarie alle loro teorie…
Non mi considero una persona “stupida”, anzi. Sono ben cosciente di saper BENE interpretare le situazioni e capire le persone. Fa figo dire di non capire se stessi, io mi capisco. Alla perfezione. E capisco gli altri. Alla perfezione.
Ok forse “perfezione” è troppo, ma mi ritengo comunque piuttosto bravo a mettere insieme ciò che trovo e che interpreto, e a trarne le dovute conclusioni.
A volte le cose mi sembrano talmente ovvie e scontate che mi sembra impossibile che qualcuno abbia avuto la seria intenzione di nasconderle e mistificarle.
Non sopporto quindi, chiunque cerchi di prendermi per il culo in questo modo. Chi pensa che “heeeey perchè non teniamo il piede in due scarpe, tanto non se ne accorgerà mai”.
Odio chi nega l’evidenza dei fatti. Chi cerca di farti passare dalla parte del torto a tutti i costi, chi è riuscito a farti fare minchiate alle quali non avresti mai e poi mai pensato di fare.
Non sopporto me stesso quando scopro queste cose e continuo, nonostante tutto, a far finta di niente. A volte le persone sono talmente tanto convinte di ciò che fanno, che è un peccato cercare di parlarne. Sinceramente, what the fuck.
E non sopporto “l’altro”. Non sopporto come diavolo faccia/facciano a non accorgersi della situazione. A volte, per scherzare, faccio il “superiore”, con gli amici. Ma in certe situazioni mi viene davvero da pensare che tutti gli altri siano un branco di rincoglioniti col prosciutto davanti agli occhi.
Ovviamente queste ultime righe si riferiscono a situazioni vissute in prima persona.
Non sopporto l’essermi comportato, una volta e una sola, nella maniera esattamente contraria alla quale mi sono sempre comportato. Chiunque l’avrebbe fatto, e sono altrettanto convinto che chiunque l’avrebbe anche fatto più volte. Ma non mi ritengo “chiunque”, e nonostante siano passati già degli anni, continuo a non sopportarmi.
Non mi sopporto, giusto perchè siamo ancora in quell’argomento; non mi sopporto per non essere stato più “cattivo” per rispondere a tutto il male che mi è stato fatto passare, al nervoso, alle notti insonni, alle bugie, alle evidenze negate, all’ipocrisia. Non mi sopporto per essermi “solamente” arrabbiato.
Non sopporto i bimbiminkia che appestano questa città, non sopporto i tamarri che dan loro man forte, non sopporto i tredicenni casinari del cinema, quelli che “oh ma non sai chi sono!”
Non sopporto i Rom, e non sono razzista, ci mancherebbe, probabilmente hanno deciso di spedire i più fastidiosi qui ad Asti, non metto in dubbio che nelle altre città Italiane siano tutti educati e brave persone…ma no, non posso rimanere a pensare “beh è la loro cultura, fa niente” dopo essere stato minacciato di morte e quasi malmenato dopo aver detto “ragazzi lì non potete fumare”:
Non riesco a reggere i “Non sono un moralista MA…”. Bitches please.
Non sopporto la chiesa, la cei, non sopporto un branco di pagliacci con la gonna votati all’astinenza sessuale, parlare di aborto e contraccezione, non sopporto il papa che indica come i mali del mondo le coppie gay e i preservativi. Non sopporto chi tanto elogia questo nuovo papa per le sue “idee” progressiste. Idee che stanno rimanendo idee.
Quando questo tizio dirà chiaro e tondo davanti al mondo che non ci saranno più discriminazioni verso gli omosessuali, le donne, quando finanzierà una distribuzione di massa di condom in Africa, allora FORSE potrò iniziare a rivedere la mia posizione.
Ma NON cambierò idea fino a quando qualcosa di veramente concreto non verrà fatto. E’ inutile avere la faccia da simpaticone, e fare l’amante dei giovani da una parte, e dall’altra continuar a demonizzare le ricerche, le scoperte, la vita privata delle persone che non hanno le tue stesse idee, e farsi foto da cartolina sorridenti stringendo la mano a sanguinosi dittatori.
Non sopporto gli animalari da quattro soldi, quelli che fanno irruzione negli allevamenti di Visone americano (o altri alloctoni) e “liberano” nei boschi Italiani centinaia, migliaia di queste creature, in nome della “Natura”. Quelli che si stracciano le vesti per lo scoiattolo grigio, per la nutria, per qualsiasi altro fottutissimo alloctono che gira nei boschi d’Italia, modificando gli equilibri e minando la biodiversità di un ambiente unico al mondo.
Però hanno dei musini carini.
E probabilmente non sopporto me stesso per un sacco di altri motivi…uno fra tutti l’aver scritto un sacco di cose senza il minimo criterio di rileggerle, presumibilmente piene di errori grossolani.
Forse però, trattandosi di una specie di sfogo, meglio così. Se dovevo far uscire tutto lo schifo che avevo dentro…beh non avrebbe avuto molto senso stare lì a correggere più di tanto.
Fottetevi tutti quanti. ;^)

Il cobra nero e il carlino scavatore

cobraUh! quanto tempo che non scrivevo qui! Ci sono stati un sacco di contrattempi e imprevisti che hanno alimentato la poca creatività degli ultimi tempi e che mi hanno fatto desistere dal pubblicare le mie solite vaccate sparse!
Beh, mi pareva il caso di ricominciare, e di farlo nella maniera più surreale che conosca: raccontare uno dei tanti sogni (penso che i prossimi post saranno improntati soprattutto a questo, infatti) strambi che mi sono capitati nel corso di 26 lunghi anni.
Direi di iniziare dal sogno della scorsa notte, già che lo ho ancora bene (insomma…) in mente.

C’era una volta, e con “volta” intendo “ieri”, un tizio biondo, alto, con gli occhi azzurri che aveva un gatto nero. Una gatta.
Il tizio biondo, che per qualche strano motivo si trovava nella sua casa al mare di Ceriale, aveva appena trovato un altro gatto, sempre nero, il quale però era abbastanza stupido, e, nella sua felina ignoranza, un giorno chiese al suo biondo padrone: “Babbaì, ma me lo spieghi cosa vuol dire “o”?
Al che, il povero ragazzo si trovò a dover spiegare il significato della congiunzione semplice “o”, al gatto stupidotto.
Accortosi che una volpe (che in realtà era un gatto arancione) si era comodamente acciambellata su una sedia posta sul balcone, il nostro tizio decise di lasciar perdere le spiegazioni al gatto, per concentrarsi sul fare qualche bella foto alla nuova arrivata, lottando però con le dita della sua mano sinistra, che continuavano ad oscurare l’obiettivo della macchina fotografica.
Sceso al piano di sotto per andare a cercare la “volpe”, che nel frattempo era fuggita, il biondo si accorse di essere tornato alla sua casetta di Asti, in giardino, che era pieno di strane buche profonde, come delle tane di marmotta.
“Ohibò” esclamò il tizio, “E questo?” si chiese, controllando una profonda voragine proprio sotto il marciapiede del giardino.
Una grossa buca,larga almeno due metri e profonda quattro o cinque, e piena di detriti, sassi e cartacce, si era creata proprio di fronte alla porta di casa, e la “volpe” ci si era tuffata dentro per sfuggire alla sessione fotografica di cui prima.
Forse è meglio che non ci entri, perchè lì c’è il cobra nero” pensò il tizio.
Dando un’occhiata esplorativa alle altre buche, scoprì, in una di esse, un cane, uno strano incrocio tra un carlino e un bulldog, rintanato all’interno e mezzo coperto di terra e fango.“Ovvio!” esclamò il biondo, “sta andando in letargo!”.
Dopo aver scientificamente appurato del letargo del carlino, uno strano sibilo – che però era più una specie di urlo/fischio – uscì dalla voragine del cobra nero, e all’improvviso, un grosso serpente ne uscì velocemente, iniziando a strisciare e saltare per il giardino.
Curiosamente, il cobra nero, era marrone chiaro.
E non era un cobra.
Urlando e fischiando, il grande ofide, scappò attraverso le maglie della rete che delimitava il perimetro del giardino, il biondo fuggì a cercare aiuto alla casa degli zii accanto, correndo però troppo oltre sulla strada, dimenticandosi di chiedere aiuto.
Dopo 2-300 metri di troppo, il nostro eroe decise di tornare sui suoi passi, e notò proprio davanti casa, un furgoncino bianco con una scritta poco leggibile sulla fiancata (ma sono sicuro ci fosse scritto “the mistery machine” anche senza averlo letto) e due tizi, un uomo pelato in canotta blu e una donna, sulla strada, accorsi per catturare il temibile cobra nero, che ora riposava placidamente sull’inferriata del cancello del cortile.
Il tizio pelato non aspettò oltre, afferrò il cobra per la coda con un gesto atleticissimo e…si prese un bel morso sul petto da parte dell’animale, che era sì afferrato per la punta della coda, ma sicuramente molto più lungo del braccio del tizio, e decisamente più sveglio.
I due eroi riuscirono così a sistemare il pericoloso serpente dentro al loro mistery furgone, e se ne andarono,ma non prima di un “eh, e adesso devo farmi l’antidoto” del tizio, soddisfatto per il lavoro appena svolto.

Questo era il sogno di ieri (ormai l’altroieri) notte, senza senso, come tutti i miei migliori sogni, ma con un fondo di “verità”: ieri pomeriggio, non so per quale ragione, ho bazzicato parecchio su wikipedia per cercare qualche informazione su qualche serpente, non sul “cobra nero”, ma comunque penso che sia stato per quello, che il bizzarro ofide mi sia venuto a trovare nel sogno.
La cosa “inquietante” invece è stata che appena mi sono svegliato e sceso di sotto in sala, e quindi dopo pochi minuti dalla fine del sogno, ho trovato la gatta sotto a una sedia, che guardava incuriosita un piccolo biacco strisciante che aveva appena portato in casa…

Cenere e miele

smoke

Un’assenza di quasi un mese, un cervello più incasinato di prima e una montagna di parole, fatti, sguardi, incontri e uscite non hanno dato alla mia testa il tempo (e, lo ammetto, forse anche un po’ la voglia) di riaprire queste pagine e lasciarmi un po’ scrivere le mie sgangheratezze emotive.
Penso che il tempo, inteso come tempo passato ad agire e fare qualcosa per se stessi, e non come una passiva attesa che le cose si costruiscano da sole, sia una tremenda arma a doppio taglio: se da un lato riesce a dare la disponibilità di restare a pensare e meditare; rilassarsi, se vogliamo, dall’altra ha la straordinaria capacità di mischiare le carte in tavola proprio come farebbero le tasche di un paio di jeans con il cavo delle cuffie di un lettore Mp3.
Si riesce ad avere una chiara visione dei fatti, un buon “piano” in mente, una buona strategia per risolvere i propri, piccoli e rumorosissimi problemi, e la settimana dopo non avere più la benché minima idea di cosa si è fatto, dopo aver pensato: “Posso farlo poi un’altra volta”.
Così, le cose successe, quelle che sarebbero (che si avrebbe voluto che fossero successe) successe, quelle che “e se?”, quelle a cui in fondo speri ancora, si mischiano ai sentimenti, a quelli buoni e quelli cattivi; a quelli “di pasta frolla” come li chiamo io, quelli che possono sembrare veri e autentici, ma che si sbriciolano in fretta, troppo in fretta.
Un’amalgama di cenere e miele, emozioni che si attraggono e si respingono troppo velocemente, e in maniera troppo sbagliata, perché ne possa uscire qualcosa di buono.
Lungi da me fare la figura del depresso arrendevole, come ho sempre ripetuto, penso di essere una delle persone più positive che conosca.
Solamente, questa emozione così strana, questi elementi così attaccati tra loro, questa miscela quantomai bizzarra, non ha un buon sapore.

Cosa (non) ho capito

domanda

Ho avuto modo di riflettere, pensare e rimuginare, nelle ultime settimane.
Elucubrazioni che non seguono un filo del tutto logico, pensieri casuali entrati con forza attraverso il vento invernale nella mia testa, fracassando il castello delle mie convinzioni, fragile e pericolosamente instabile.
A parte quelle di domenica e lunedì, sono state notte illuminanti e illuminate, dalle stelle e dalle riletture di alcune cose, da mezzi sorrisi inconsapevoli, stelle cadenti e costellazioni, tremolanti attraverso l’atmosfera come i miei occhi un po’ troppo affamati di sonno.
Forse queste ultime serate mi hanno fatto capire qualcosa, e questo qualcosa è, probabilmente, il non aver capito nulla.
Ho però capito di essere forse leggermente più rilassato, di vedere le cose con un minimo di distacco in più.
Ho però capito che certi sogni non vanno dimenticati, per assurdi che siano, che se un pensiero inizia a diventare davvero così fisso nella mente, è sicuramente qualcosa di importante.
Ho però capito di essere innamorato di un’illusione, talmente piena, e viva, che sarebbe veramente brutto arrendersi proprio ora.

Sollievi

autumn

E’ rasserenante il riuscire a sentirsi sollevati solamente rileggendo di discorsi impacciati, girovagando qua e là in recenti ricordi che ti tengono compagnia la notte.

Pensieri alla finestra (la verità è che…) (secondo post ammappacchionante, ma più serio del primo)

stitch

Non ho avuto molta fantasia, di recente.
Voglio dire, l’ispirazione c’è sempre, c’è sempre stata e anzi, ammetto che forse ce n’è anche più del solito, ma riuscire a dare una sistemata a tutti i pensieri “ispirati” è tutto un altro affare.
Questo sarà un altro articolo ammappacchionante, o almeno credo. Non mi sono preparato nessuna bozza prima di mettermi a scrivere e sto improvvisando, cosa che di solito non faccio…spero solo di non dovermi dilungare troppo (è quasi ora di pranzo e detesto lasciare le cose a metà e riprenderle dopo una pausa, e si, vale anche per il cibo.).

A ben pensarci, come ho potuto notare in molti dei miei ultimi discorsi (seri e non), negli ultimi tempi ho fatto un sacco di cose che di solito invece non faccio, tante volte mi è capitato di dire “normalmente no, ma oggi…” e non riesco a decidermi se tutto ciò sia il sintomo di qualche cambiamento in corso, il normale esternarsi del mio carattere, o una nuova allucinante crisi d’identità.
La verità è che…non lo so.
Mi piace “La verità è che…”, è una di quelle frasi che calzano bene in qualsiasi discorso, da’ un tono ai pensieri e li fa sembrare molto più interessanti di quanto non siano veramente.
(Sarà anche che ultimamente ho riscoperto l’album dei Theory Of A DeadmanThe Truth is…“…).
Testa incasinata, dunque, nulla di nuovo.
Nel corso degli anni ho trovato diversi rimedi a queste situazioni: passeggiate, musica, disegno, sonno, cibo.
Non sempre però, ho voglia di passeggiare, spesso l’emicrania mi assale, tendo a perdere ogni volta le matite e…beh dovrei dare un taglio anche al cibo da stress.

Ho una finestra, in camera, o meglio, una sola dalla quale è possibile guardare fuori, è occupata da un paio di anni dal telescopio, la vista con in primo piano la fabbrica dietro casa non è un granchè, ma è sempre meglio che niente.
Mi piace, la mia finestra, ha una bella vista sulla Luna quando sorge sulla città, si vedono bene le colline, e quando la Luna non c’è, si riescono a vedere un bel po’ di stelle.
Ho iniziato a guardare dalla finestra la notte un paio di anni fa, d’estate.
Come al solito non riuscivo a dormire, ero preoccupato per tante cose, mi dispiaceva aver litigato con alcune persone, avevo molti dubbi e sospetti che si rincorrevano in testa, e aspettavo un aereo.
Non dovevo prenderlo io, l’aereo, doveva atterrare in nottata, molto lontano da qui, e sapevo già che dal momento in cui sarebbe atterrato, sarebbero cambiate tante cose.
In effetti sono cambiate, ma questa è un’altra storia.
Il punto è che ho passato le mie nottate a contare gli aerei che passavano, tra una stella cadente e l’altra, al di sopra delle nuvole.
La verità è che guardare fuori dalla mia finestra, fa emergere tante verità.

La verità è che guardare il cielo mi rilassa, e se il cielo è riuscito a rilassarmi in quell’occasione, riuscirà a rilassarmi in qualsiasi altra occasione.
La verità è che anche se non ho niente di cui preoccuparmi, mi piace aprire la finestra e guardare fuori.
E guardando fuori, vengono alla luce molti dubbi e preoccupazioni che, inconsapevolmente, avevo deciso di nascondere durante le giornate.
E la verità è che questo è un bene.
Non mi piace mettere da parte questi pensieri, queste idee, non mi piace abbandonare i miei problemi, che siano “gravi” o meno, senza aver provato minimamente a risolverli.
Credo che non piacerebbe a nessuno.
La verità è che tutto questo, comunque, non serve a risolvere i problemi, serve a riscoprirli, e a dar loro una forma più definita, serve a ricollegarli a problemi passati, a far riemergere le varie soluzioni adottate ai loro tempi.
Anche le mie passeggiate hanno questo effetto, ma la finestra è molto più comoda durante gli ahimè sempre più frequenti attacchi di pigrizia.

La verità è che sono uno che si fa prendere facilmente dallo sconforto delle cattive notizie, ma che comunque sa riprendersi quasi in fretta.
La verità è che sono uno che è di norma ottimista e allegro, che sa prendersi in giro (forse troppo) in qualunque situazione, che si prende sul serio quando fa lo scemo, e che forse dovrebbe farlo anche quando la situazione è meno “scema”.
La verità è che ora avrei un mese, o almeno qualche settimana, di pensieri accumulati da esternare, di discorsi preparati e dimenticati, di disegni da regalare ai miei fogli, di parole che dovrebbero essere portate sempre dietro con se, e che invece rimangono intrappolate nel solito, stracolmo, cassetto dei sogni.
La verità è che se il mondo non va nella direzione giusta, bisogna prendere quella sbagliata. (Nel senso buono della cosa.).
La verità è che molte di queste parole non riescono proprio a uscire al momento giusto, e la verità è che ho deciso di tornare alle origini: scriverle.
A mano, intendo. Mi è sempre piaciuto scrivere lettere, e credo che un ritorno all’inchiostro di una penna abbia un non so che di romantico.

La verità è che ho paura che passi troppo tempo, ma la verità è anche che sono ottimista, sempre e comunque, e non sprecherò la prossima prima occasione per colpa di qualche stupida paranoia rimasta troppo nascosta e non uscita completamente dalla finestra delle mie paure.
“He’s Just Not That into You” dice il titolo di uno dei pochi film romanticoni che abbia apprezzato. La verità è che non gli piaci abbastanza. La verità è che questa frase è troppo lontana dalla verità, piace. Tanto.
La verità è che non mi piace abbastanza come mi comporto (o meglio, come NON mi comporto) in molte occasioni, ma la verità è che ho ancora qualche tempo per dare una sistemata alle parole e ai pensieri, per dire “Ok, ora lo si fa. Quello che deve essere, sarà.”.

La verità è che se non avessi tanti casini per la testa, se non avessi problemi, se tutto andasse al meglio delle cose, forse il guardare dalla finestra, il fissare le stelle tutta la notte, perderebbe molto del senso che ora ha, che gli ho dato,  e la verità è che forse sarebbe un vero peccato.

Frank Drummer (Quando i maestri descrivono il Babbajno – parte uno)

spoonriver

Non riuscendo a trovare parole significative per descrivermi in questo momento, userò le parole di qualcun altro.
Mi sembra un’idea carina, scovare tra poesie e canzoni, quelle che meglio si possano adattare al momento in cui le abbia rilette, e che meglio possano descrivere me stesso in quel periodo.
Ho riletto di recente l’ “Antologia di Spoon River”, di Edgar Lee Masters, e “Frank Drummer” penso che ora come ora ci azzecchi abbastanza 🙂

Out of a cell into this darkened space –
The end at twenty-five!
My tongue could not speak what stirred within me,
And the village thought me a fool.
Yet at the start there was a clear vision,
A high and urgent purpose in my soul.
Which drove me on trying to memorize
The Encyclopaedia Britannica!

I mali del mondo (non è poi così tanto male) – male numero uno

evil

Comincio oggi con questo post, a elencare quelli che, secondo me, sono i peggiori mali del mondo. Vorrei lasciar a siti e testate giornalistiche ben più importanti, tutte le guerre, la fame, le carestie, le balene sterminate e la classe politica, per concentrarmi su quelle che sono le disgrazie più vicine a noi del popolo.

Inizio con una citazione del mio professore di Filosofia del Liceo, quando disse:

Il male assoluto è la birra calda

V.D.P.

A questo aggiungo del mio:

Il male è rovesciare un sacchetto di pistacchi da 400gr aperto sulle scale

L.B.