Quando l’indecenza va comunque in rete.

mondiali

Piccola premessa che potrà essere una tipica frase da “settimana mondiale del luogo comune” : personalmente seguo il calcio solamente durante i mondiali.
Ho smesso di seguire da “appassionato” il gioco del pallone da circa gli ultimi mondiali Francesi, nell’ormai lontano 1998, molti dei nomi Azzurri presenti alle ultime competizioni mondiali, non li avevo mai neanche sentiti nominare.
Ho seguito tutte e tre le partite della Nazionale in Brasile, più o meno con entusiasmo, compreso l’ultimo sofferente scontro con l’Uruguay ieri pomeriggio, l’Italia è uscita dal mondiale, qualche imprecazione malinconica, qualche “è colpa di…”, e poi a cenare in pizzeria con gli amici, a cazzeggiare come sempre, a prenderci in giro e passare il tempo come se la delusione mondiale non fosse mai accaduta.
L’errore della giornata si è manifestato nel momento in cui ho riacceso il computer e ho dato un’occhiata alla Home di Facebook e ai commenti su Twitter, le repliche ai post della stampa e sfoghi random tra risposte confusionarie e allenatori da tastiera.
E a me ‘ste cose fanno davvero incazzare.
Sono pieno, tra i contatti di Facebook, di persone che ogni giorno pubblicano e condividono stati, post, immagini, di come l’Italia faccia schifo (i primi a urlare e dimenarsi di “gioia” ad ogni partita della Nazionale che si è svolta in queste settimane), di frasi razziste e fasciste, di gente che sa solamente parlare (male – inteso nel senso di: non saperne parlare) di politica e via dicendo.
Quando questa gente inizia anche a sfogare le proprie frustrazioni politico-sociali amalgamandole al calcio, si assiste ad un circo di ipocrisia animato dalle più disparate persone:
Quelli che loro sono superiori all’Italiano medio e i mondiali non li guardano per solidarietà con il popolo Brasiliano, ma che dopo l’uscita dell’Italia ne sanno più di quelli che le partite le hanno dichiaratamente guardate.
Quelli che sono contenti che l’Italia abbia fatto una figura di mer…endina, e lo devono esternare con vari “godoooo”,”era ora!” etc, che andrebbero letti più o meno come un “Cagatemi, sono un anticonformista, nessuno è come me, guardatemi, datemi attenzione, sono figo perchè dico il contrario di quello che dice la gente, scrivetemi, mi sento tanto solo”.
Quelli che sono tutti allenatori, quelli che se avessero giocato come avrebbero voluto loro, ora staremmo agli ottavi, quelli che hanno un insulto pronto per ogni giocatore che abbia toccato palla durante la partita.
Quelli che “La Nazionale ha fatto schifo perchè riflette la vera situazione dell’Italia, che fa schifo”. (‘zzo centra?)
Quelli che “la Nazionale ormai da’ troppo spazio a giocatori stranieri a discapito dei giovani Italiani” (sic!), che sono poi gli stessi che passano le giornate a intasare la Home di Facebook con post pieni di foto di balilla e profili di Mussolini, trentenni o bimbiminkia che “quando c’era lui…”.
Quelli che sono superiori all’Italiano medio perchè la gente è scema a dispiacersi per una partita quando ci sono mille altri problemi a cui pensare.
Quelli che sono superiori all’Italiano medio perchè quando perde la Nazionale si dispiacciono tutti e quando i politici rubano se ne fregano.
Quelli che andranno avanti mesi a sottolineare come l’Italiano medio sia più interessato al calcio che alla politica del Paese, con post, stati e immagini obsolete che girano ormai da anni su qualsiasi Social Network.
Io penso che l’Italiano medio non sia quello che si siede a vedere la partita a fare un po’ di sano tifo quando serve, credo che l’Italiano medio (ma ha ancora davvero senso parlare di Italiani medi?) – almeno a giudicare dalla media di contatti che hanno troppo tempo libero per scrivere ‘sto mare di cagate – siano proprio loro, con il loro modo di trovare qualsiasi appiglio per polemizzare qualsiasi cosa, il loro modo di dover convincere (ma soprattutto convincersi) di essere superiori, il loro modo di guardare gli altri con compassione, perchè ormai seguire tre cazzo di partite di calcio significa essere delle pecore ipnotizzate, perchè partecipare a qualsiasi evento che non abbia come fine ultimo l’insultare il proprio Paese significa non preoccuparsi della situazione in cui stiamo vivendo, perchè “ci sono ben altre cose a cui pensare”, come se loro, ogni giorno, ora, minuto, secondo, della loro stracazzo di vita disagiata, lo passassero a trovare modi per risollevare l’Italia e il Mondo dal mare di fango in cui si trova ora.
Naturalmente – e per fortuna – poi ci sono anche commenti, post e stati divertenti, di gente che ha preso la faccenda per quello che è stata veramente, senza uscirsene in supercazzole autoreferenziali, sia da parte di chi il calcio lo segue sempre, senza esserne un invasato, sia da parte di chi, come me, se ne interessa solo ogni 4 anni, uno dei migliori che ho letto oggi (ormai ieri) è stato questo del mio ex collega Lorenzo: “e come ogni 4 anni, insieme all’arrivo dei mondiali, arrivano anche gli intellettuali che devono farti sapere a tutti i costi quanto loro non sprechino il loro tempo a guardare 11 imbecilli che corrono dietro ad un pallone. Tranquilli sono sicuro che ci sia una fantastica mostra d’arte moderna per voi, a me piace essere l’italiano medio e guardare la partita con peroni ghiacciata e frittata di cipolle! e ci aggiungo anche un bel viva la figa!”. Non posso dire di essere sempre stato d’accordo con lui, ma a sto giro devo dargli atto di aver detto una cosa con la quale mi trovo assolutamente d’accordo.
Sinceramente, è davvero così terribile trovarsi con gli amici a guardare la partita, passare un paio d’ore a divertirsi e a bere, a gioire (poco) e soffrire (molto), senza poi sentirsi in obbligo di tirar fuori considerazioni politiche, razziste, fasciste, cagacazziste all’inverosimile?
Penso che perderò qualche “amico” da Facebook, ma in fondo stica… gente, con tutto il cuore, avete rotto il cazzo.

Quanto amo il mondo (ciò che non sopporto)

Un post che non poteva mancare, un must sul quale prima o poi tutti dovranno passare…
E’ strano che uno come me, che è spesso visto come un tizio strambo, saccente e scorbutico, non avesse ancora pubblicato qualcosa di simile, è così scontato, banale…
Per questo non mi ero ancora avvicinato all’argomento.
O meglio, molte cose trasparivano già dalle precedenti pubblicazioni, ma questo vorrebbe essere più un compendio completo di…
… ciò che non sopporto.
“Tutto” penseranno le persone che mi conoscono. Ah! Stolti!
Probabilmente comunque, quel “tutto” non si discosterebbe molto dalla realtà, ma è piuttosto riduttivo, ed è quasi un ossimoro affermare che “tutto” sia riduttivo.
Il Tutto è fatto da tante, tantissime cose, piccole, grandi…ognuna a sè stante, ognuna rinchiusa nella propria bolla di sapone, ed è proprio quando queste troppe bolle si scontrano, scoppiano, che il Tutto ci entra negli occhi, ci infastidisce, ci offusca la vista e ci fa bruciare gli occhi.
Quindi si, mi infastidisce pressochè Tutto, ma non sempre, e non sempre allo stesso modo.
E quale modo più scontato e banale per esternare ciò, se non con una bella lista alla mercè del mondo? Come farmi sfuggire una simile opportunità!
E’ probabile che dimenticherò qualcosa, poco male, avrò comunque l’opportunità di farmi venire il nervoso nei prossimi giorni anche per ciò che avrò tralasciato.
Non sopporto gli ipocriti, i bugiardi, quelli convinti di stare un gradino sopra tutti gli altri, in qualsiasi aspetto della vita. Non sopporto quelli che cercano di porsi come esperti di argomenti dei quali non sanno nulla, giusto perchè fa figo o perchè ci ricavano sopra qualcosa.
Esempi? Come tralasciare la nostra cara, vecchia (soprattutto) classe politica… I vecchi, i nuovi… non ce n’è uno decente in mezzo. Berlusconi che si ritiene perseguitato come un Ebreo durante il Nazismo, convinto di essere l’intoccabile Mascotte d’Italia; il vecchio.
Il “nuovo”… forse anche peggio. Grillo… il Re degli ipocriti, la dimostrazione vivente che esiste purtroppo un popolo di rincoglioniti pronti a pendere dalle sue labbra ad ogni fesseria che fuoriesce come una scoreggia maleodorante dalla sua bocca.
Gente pronta a volere un “Parlamento pulito” a suon di “Vaffa” e capitanati da un omicida. Un tale che si rivolge con disprezzo verso qualsiasi avversario politico, un pregiudicato che per spregio dà del pregiudicato ad un altro pregiudicato.
Uno che vomita insulti ogni volta che apre bocca o che mette mano (se davvero di lui si tratta) al suo blog, e che poi pretende rispetto. Si commenta da solo.
Non che gli altri partiti o movimenti mi stiano particolarmente simpatici. Ma sinceramente, NON puoi proporti come il salvatore dell’Italia, il moralizzatore del mondo politico, cavaliere senza macchie e senza paure, in questo modo. Non puoi, non sei credibile.
Ma alla gente piace, le persone hanno un brivido di eccitazione, quando viene detto loro che siamo in un regime, che siamo prossimi alla guerra civile, che siamo in pieno colpo di stato.
Alla gente piace potersi ritenere “eroi”, meglio ancora senza pressochè far niente, finchè ci si sentirà degli eroi a condividere post su FaceBook e urlare dei gran “Vaffa” agli avversari, perchè no?
Perchè non dare il proprio sostegno a chi promette lotte contro i massoni illuminati, contro le banche, contro i governi militari che ci spruzzano di nonsisabenechecosa con le scie chimiche, a chi ci può far sentire come i salvatori del mondo?
Evidentemente fermarsi a pensare alla mole di idiozie che ci vengono propinate ogni giorno da questi figuri è molto più faticoso che cliccare un “condividi” e scrivere un “al complotto!”.
Sempre a proposito di complotti, di figuri che si ergono a paladini della GGENTE, non sopporto quelli che “la mia opinione conta come la tua”. Questo (http://verbasequentur.wordpress.com/2013/11/09/tutti-dottori-post-ad-altissimo-contenuto-di-turpiloquio/) articolo spiega in parole molto più comprensibili e meglio scritte delle mie, esattamente come la penso.
Leggetevelo, perchè è veramente interessante.
L’ostinatezza della gente è comunque mostruosa, puoi spiegare a un complottista delle “scie chimiche” in mille modi come non sia possibile/fattibile una scemenza del genere, e continueranno a trovare milleuno modi (tristissimi e al limite del ridicolo, sempre i soliti) per darti contro, perchè “nessuno ce lo dice!!! presto leggi prima che censurino questo post!!Me l’haddetto miocuggino!!”.
Dunque, uno scaricatore di melanzane con la terza media che cerca di dimostrare come non sia possibile che a quella quota si formino scie di condensazione, perchè “l’ha letto su internet”…insomma, *pat pat* sulla spalla e “si è vero hai ragione”.
Questo si ricollega al concetto di prima: è bello crederci i salvatori del mondo, gli eletti, stando dietro a un computer, avendo studiato Scienze delle caccole e riempirsi la bocca di paroloni tecnici che nemmeno si capiscono (e che talvolta nemmeno esistono).
Quindi, chi non sopporto? I millemila Paladini dellaggente che si pongono come salvatori del mondo, o i millemilioni di ggente che sbrodolano su tutto ciò che farneticano i primi? Tutteddue.
Non sopporto i finti depressi, quelli che ogni cosa, ogni giorno, ogni momento è buono per prendersela con la propria vita, non sopporto i/le tredicenni che si lamentano della loro vita vissuta e decantata come un susseguirsi di lutti e tragicità, non sopporto quelli che ogni giorno si lamentano di non avere una ragazza, non sopporto, NON sopporto, NON SOPPORTO quelli che “Ora sono un diavolo perchè una volta hanno tradito l’angelo che ero”. LOL.
Non sopporto i guidatori Astigiani. Non esiste una legge, non esiste una dimostrazione, non esistono parole per descrivere l’incapacità di portare un veicolo che hanno alcune persone. Esistono determinati punti, nella rete di strade in città, che hanno il mistico potere di far diventare completamente ritardato anche il più esperto pilota. Esistono rotonde alle quali ogni minima nozione sulla sicurezza, sul codice della strada, vengono dimenticate.
Ci sono incroci nei quali i neuroni delle persone vanno in tilt, attraversamenti sui quali la gente inizia a pensare che sia saggio superare a destra a tutta velocità le macchine che sono ferme per fare attravesare i pedoni. Esistono i giorni di mercato, esistono i giorni festivi, esistono le precipitazioni atmosferiche. E non vi venga in mente di uscir di casa durante un allineamento di questi tre fattori della morte.
Non sopporto quelli che pensano di essere più importanti di quanto non siano realmente. Quelli con un’autostima smodatamente elevata, quelli che si ostinano nel darti contro nonostante le smentite e le prove contrarie alle loro teorie…
Non mi considero una persona “stupida”, anzi. Sono ben cosciente di saper BENE interpretare le situazioni e capire le persone. Fa figo dire di non capire se stessi, io mi capisco. Alla perfezione. E capisco gli altri. Alla perfezione.
Ok forse “perfezione” è troppo, ma mi ritengo comunque piuttosto bravo a mettere insieme ciò che trovo e che interpreto, e a trarne le dovute conclusioni.
A volte le cose mi sembrano talmente ovvie e scontate che mi sembra impossibile che qualcuno abbia avuto la seria intenzione di nasconderle e mistificarle.
Non sopporto quindi, chiunque cerchi di prendermi per il culo in questo modo. Chi pensa che “heeeey perchè non teniamo il piede in due scarpe, tanto non se ne accorgerà mai”.
Odio chi nega l’evidenza dei fatti. Chi cerca di farti passare dalla parte del torto a tutti i costi, chi è riuscito a farti fare minchiate alle quali non avresti mai e poi mai pensato di fare.
Non sopporto me stesso quando scopro queste cose e continuo, nonostante tutto, a far finta di niente. A volte le persone sono talmente tanto convinte di ciò che fanno, che è un peccato cercare di parlarne. Sinceramente, what the fuck.
E non sopporto “l’altro”. Non sopporto come diavolo faccia/facciano a non accorgersi della situazione. A volte, per scherzare, faccio il “superiore”, con gli amici. Ma in certe situazioni mi viene davvero da pensare che tutti gli altri siano un branco di rincoglioniti col prosciutto davanti agli occhi.
Ovviamente queste ultime righe si riferiscono a situazioni vissute in prima persona.
Non sopporto l’essermi comportato, una volta e una sola, nella maniera esattamente contraria alla quale mi sono sempre comportato. Chiunque l’avrebbe fatto, e sono altrettanto convinto che chiunque l’avrebbe anche fatto più volte. Ma non mi ritengo “chiunque”, e nonostante siano passati già degli anni, continuo a non sopportarmi.
Non mi sopporto, giusto perchè siamo ancora in quell’argomento; non mi sopporto per non essere stato più “cattivo” per rispondere a tutto il male che mi è stato fatto passare, al nervoso, alle notti insonni, alle bugie, alle evidenze negate, all’ipocrisia. Non mi sopporto per essermi “solamente” arrabbiato.
Non sopporto i bimbiminkia che appestano questa città, non sopporto i tamarri che dan loro man forte, non sopporto i tredicenni casinari del cinema, quelli che “oh ma non sai chi sono!”
Non sopporto i Rom, e non sono razzista, ci mancherebbe, probabilmente hanno deciso di spedire i più fastidiosi qui ad Asti, non metto in dubbio che nelle altre città Italiane siano tutti educati e brave persone…ma no, non posso rimanere a pensare “beh è la loro cultura, fa niente” dopo essere stato minacciato di morte e quasi malmenato dopo aver detto “ragazzi lì non potete fumare”:
Non riesco a reggere i “Non sono un moralista MA…”. Bitches please.
Non sopporto la chiesa, la cei, non sopporto un branco di pagliacci con la gonna votati all’astinenza sessuale, parlare di aborto e contraccezione, non sopporto il papa che indica come i mali del mondo le coppie gay e i preservativi. Non sopporto chi tanto elogia questo nuovo papa per le sue “idee” progressiste. Idee che stanno rimanendo idee.
Quando questo tizio dirà chiaro e tondo davanti al mondo che non ci saranno più discriminazioni verso gli omosessuali, le donne, quando finanzierà una distribuzione di massa di condom in Africa, allora FORSE potrò iniziare a rivedere la mia posizione.
Ma NON cambierò idea fino a quando qualcosa di veramente concreto non verrà fatto. E’ inutile avere la faccia da simpaticone, e fare l’amante dei giovani da una parte, e dall’altra continuar a demonizzare le ricerche, le scoperte, la vita privata delle persone che non hanno le tue stesse idee, e farsi foto da cartolina sorridenti stringendo la mano a sanguinosi dittatori.
Non sopporto gli animalari da quattro soldi, quelli che fanno irruzione negli allevamenti di Visone americano (o altri alloctoni) e “liberano” nei boschi Italiani centinaia, migliaia di queste creature, in nome della “Natura”. Quelli che si stracciano le vesti per lo scoiattolo grigio, per la nutria, per qualsiasi altro fottutissimo alloctono che gira nei boschi d’Italia, modificando gli equilibri e minando la biodiversità di un ambiente unico al mondo.
Però hanno dei musini carini.
E probabilmente non sopporto me stesso per un sacco di altri motivi…uno fra tutti l’aver scritto un sacco di cose senza il minimo criterio di rileggerle, presumibilmente piene di errori grossolani.
Forse però, trattandosi di una specie di sfogo, meglio così. Se dovevo far uscire tutto lo schifo che avevo dentro…beh non avrebbe avuto molto senso stare lì a correggere più di tanto.
Fottetevi tutti quanti. ;^)

Impressioni dettate dal vento autunnale

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“Stasera riscrivo”, “Ok oggi mi metto lì a scrivere”, “Va bene, domani riordino le note e butto giù qualcosa”: questi i pensieri che si sono avvicendati, durante l’estate e questi primi mesi autunnali, per quanto riguarda il mio piccolo blog.
Pensieri, che si sono sempre risolti con un più o meno mesto “Non saprei proprio come scrivere”.
Poco male, forse: non che io abbia attraversato un blocco inventivo più o meno forte, ho un notes pieno di schizzi, appunti, impressioni e scarabocchi – sensati e non – che bisbigliavano, dalle pagine sfogliate ogni volta che li rileggevo, di essere pubblicati in qualche modo.

Non ho una grandissima autostima di me stesso o di quello che riesco a buttar giù a parole (non molta, non sempre), ma penso che certe cose vadano scritte e raccontate nella maniera adeguata, piuttosto che essere buttate giù senza cognizione di causa, senza un modo, per la gente interessata, di poter capire davvero quello che intenda, quello che provo od abbia provato, le policromatiche sfaccettature vissute in momenti perlopiù grigi, come sono stati questi ultimi mesi.
Lungi da me volermi piangere addosso o rendermi patetico nell’esporre le mie disgrazie (e di disgrazie non si parla, fortunatamente), penso solo alla consapevolezza del momentaneo tempo…piatto – sotto alcuni punti di vista – che sto attraversando: delusioni più o meno rimarginate, alcune situazioni che tardano a sbloccarsi e via discorrendo, nulla in più di ciò che la vita mette a disposizione talvolta.

Credo che, almeno per ora, tutti quei pensieri e riflessioni, rimarranno sigillati tra le pagine giallognole dei miei quaderni, in attesa che un vento fresco possa rinfrescarmi un poco le idee sul come pubblicarli.
Penso di aver già scritto, nei miei “post ammappacchionanti”, di come sia attratto, e di come io ammiri i temporali, tuoni, fulmini, il vento che porta con sé aria limpida, foglie, fantasmi dell’estate trascorsa rimasti a infestare i solitari marciapiedi del viale dietro casa.
Sono rimasto, questo pomeriggio tardi, quasi appollaiato sulla finestra di camera mia, a guardare in là, verso le nuvole plumbee che incombevano da Ovest, le foglie gialle del grande platano nel campo, contrastare con il gonfio grigiore del cielo, nell’attesa di dover richiudere tutto per non finire con la camera allagata.
Le gocce della pioggia contro i vetri e sul tetto, hanno scandito, secondo per secondo tutta la serata, l’odore della legna bruciata nella stufa di sotto è stata una compagnia gradita che ha contribuito in modo piuttosto rilevante al relax post studio.

Non mi ritengo una persona dalla quale possano nascere chissà quali idee filosofiche, esistenzialiste o altro, ma questo tempo, questa unione di più fattori per me estremamente rilassanti – e allo stesso tempo stimolanti -; la pioggia, il temporale, la legna nella stufa, la stanchezza dopo lo studio e un disco di Beethoven, sicuramente riescono a farmi trovare un attimo per fermarmi e farmi pensare.
Pensieri semplici, domande stupide, pensieri stupidi e domande difficili, accavallati ed ingarbugliati tra loro come un filo delle cuffie infilato nelle tasche di un jeans troppo stretto.

Pensieri e riflessioni sull’immediato, sul prossimo domani che vedrà la luce, sulla fine di questo autunno, di questo inverno, su come potrà mai andare a finire, per me, questo anno che ormai si sta adagiando sonnacchioso, che vive il suo tramonto sulle spalle delle colline in lontananza, spazzate ora da questo freddo vento d’autunno.

Books…

libri

I libri belli sono quelli che, al termine, ti fanno dire: “Mi è piaciuto”.

I libri bellissimi ti fanno pensare: “No! Già finito?” con un tocco di malinconia.

Ma i libri migliori sono quelli che, una volta finiti, ti fanno desiderare di non averli mai aperti, per poterli leggere di nuovo dal principio, senza sapere già come andranno a finire.

Constatazioni random sulla scia del momento – Numero uno

domanda

E’ quantomeno interessante vedere come siano in maggioranza le cose negative e gli aspetti poco piacevoli di situazioni, momenti e persone, a non soffrire della sindrome del “Adesso Cambiamo Drasticamente Da Un Momento All’Altro E Diventiamo Tutto Il Contrario Di Quello Che Siamo Stati Finora”

Cenere e miele

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Un’assenza di quasi un mese, un cervello più incasinato di prima e una montagna di parole, fatti, sguardi, incontri e uscite non hanno dato alla mia testa il tempo (e, lo ammetto, forse anche un po’ la voglia) di riaprire queste pagine e lasciarmi un po’ scrivere le mie sgangheratezze emotive.
Penso che il tempo, inteso come tempo passato ad agire e fare qualcosa per se stessi, e non come una passiva attesa che le cose si costruiscano da sole, sia una tremenda arma a doppio taglio: se da un lato riesce a dare la disponibilità di restare a pensare e meditare; rilassarsi, se vogliamo, dall’altra ha la straordinaria capacità di mischiare le carte in tavola proprio come farebbero le tasche di un paio di jeans con il cavo delle cuffie di un lettore Mp3.
Si riesce ad avere una chiara visione dei fatti, un buon “piano” in mente, una buona strategia per risolvere i propri, piccoli e rumorosissimi problemi, e la settimana dopo non avere più la benché minima idea di cosa si è fatto, dopo aver pensato: “Posso farlo poi un’altra volta”.
Così, le cose successe, quelle che sarebbero (che si avrebbe voluto che fossero successe) successe, quelle che “e se?”, quelle a cui in fondo speri ancora, si mischiano ai sentimenti, a quelli buoni e quelli cattivi; a quelli “di pasta frolla” come li chiamo io, quelli che possono sembrare veri e autentici, ma che si sbriciolano in fretta, troppo in fretta.
Un’amalgama di cenere e miele, emozioni che si attraggono e si respingono troppo velocemente, e in maniera troppo sbagliata, perché ne possa uscire qualcosa di buono.
Lungi da me fare la figura del depresso arrendevole, come ho sempre ripetuto, penso di essere una delle persone più positive che conosca.
Solamente, questa emozione così strana, questi elementi così attaccati tra loro, questa miscela quantomai bizzarra, non ha un buon sapore.

Cosa (non) ho capito

domanda

Ho avuto modo di riflettere, pensare e rimuginare, nelle ultime settimane.
Elucubrazioni che non seguono un filo del tutto logico, pensieri casuali entrati con forza attraverso il vento invernale nella mia testa, fracassando il castello delle mie convinzioni, fragile e pericolosamente instabile.
A parte quelle di domenica e lunedì, sono state notte illuminanti e illuminate, dalle stelle e dalle riletture di alcune cose, da mezzi sorrisi inconsapevoli, stelle cadenti e costellazioni, tremolanti attraverso l’atmosfera come i miei occhi un po’ troppo affamati di sonno.
Forse queste ultime serate mi hanno fatto capire qualcosa, e questo qualcosa è, probabilmente, il non aver capito nulla.
Ho però capito di essere forse leggermente più rilassato, di vedere le cose con un minimo di distacco in più.
Ho però capito che certi sogni non vanno dimenticati, per assurdi che siano, che se un pensiero inizia a diventare davvero così fisso nella mente, è sicuramente qualcosa di importante.
Ho però capito di essere innamorato di un’illusione, talmente piena, e viva, che sarebbe veramente brutto arrendersi proprio ora.

Sono solo due parole

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Sono solo due parole, mannaggia a me.
Sono sette lettere, ma quanta fatica.
Non mi piacciono i giri di parole, eppure forse non riesco a farne a meno.
Le ho scritte, queste parole, ho scritto pagine e pagine, girandoci attorno come un perfetto scemo, come se fosse possibile balbettare sulla carta, lettere lunghe settimane, più o meno ispirate da pomeriggi passati in collina a fissare la città: “chissa se…” “quando?” “sarebbe ora?”.
Si, decisamente sarebbe ora, per il quando, dipenderà da quanto profondo possa trattenere il respiro prima di scoppiare.
Sono solo due parole, ma devono essere ben ingarbugliate tra le mille altre che popolano i miei pensieri.

Convinzioni I

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Ci sto pensando troppo, sto perdendo troppo sonno, inizio a contarci davvero tanto. Comincio a pensare di esserne veramente convinto. Beh, se non altro, è una bella riscoperta di vecchie sensazioni quasi dimenticate.