Quanto amo il mondo (ciò che non sopporto)

Un post che non poteva mancare, un must sul quale prima o poi tutti dovranno passare…
E’ strano che uno come me, che è spesso visto come un tizio strambo, saccente e scorbutico, non avesse ancora pubblicato qualcosa di simile, è così scontato, banale…
Per questo non mi ero ancora avvicinato all’argomento.
O meglio, molte cose trasparivano già dalle precedenti pubblicazioni, ma questo vorrebbe essere più un compendio completo di…
… ciò che non sopporto.
“Tutto” penseranno le persone che mi conoscono. Ah! Stolti!
Probabilmente comunque, quel “tutto” non si discosterebbe molto dalla realtà, ma è piuttosto riduttivo, ed è quasi un ossimoro affermare che “tutto” sia riduttivo.
Il Tutto è fatto da tante, tantissime cose, piccole, grandi…ognuna a sè stante, ognuna rinchiusa nella propria bolla di sapone, ed è proprio quando queste troppe bolle si scontrano, scoppiano, che il Tutto ci entra negli occhi, ci infastidisce, ci offusca la vista e ci fa bruciare gli occhi.
Quindi si, mi infastidisce pressochè Tutto, ma non sempre, e non sempre allo stesso modo.
E quale modo più scontato e banale per esternare ciò, se non con una bella lista alla mercè del mondo? Come farmi sfuggire una simile opportunità!
E’ probabile che dimenticherò qualcosa, poco male, avrò comunque l’opportunità di farmi venire il nervoso nei prossimi giorni anche per ciò che avrò tralasciato.
Non sopporto gli ipocriti, i bugiardi, quelli convinti di stare un gradino sopra tutti gli altri, in qualsiasi aspetto della vita. Non sopporto quelli che cercano di porsi come esperti di argomenti dei quali non sanno nulla, giusto perchè fa figo o perchè ci ricavano sopra qualcosa.
Esempi? Come tralasciare la nostra cara, vecchia (soprattutto) classe politica… I vecchi, i nuovi… non ce n’è uno decente in mezzo. Berlusconi che si ritiene perseguitato come un Ebreo durante il Nazismo, convinto di essere l’intoccabile Mascotte d’Italia; il vecchio.
Il “nuovo”… forse anche peggio. Grillo… il Re degli ipocriti, la dimostrazione vivente che esiste purtroppo un popolo di rincoglioniti pronti a pendere dalle sue labbra ad ogni fesseria che fuoriesce come una scoreggia maleodorante dalla sua bocca.
Gente pronta a volere un “Parlamento pulito” a suon di “Vaffa” e capitanati da un omicida. Un tale che si rivolge con disprezzo verso qualsiasi avversario politico, un pregiudicato che per spregio dà del pregiudicato ad un altro pregiudicato.
Uno che vomita insulti ogni volta che apre bocca o che mette mano (se davvero di lui si tratta) al suo blog, e che poi pretende rispetto. Si commenta da solo.
Non che gli altri partiti o movimenti mi stiano particolarmente simpatici. Ma sinceramente, NON puoi proporti come il salvatore dell’Italia, il moralizzatore del mondo politico, cavaliere senza macchie e senza paure, in questo modo. Non puoi, non sei credibile.
Ma alla gente piace, le persone hanno un brivido di eccitazione, quando viene detto loro che siamo in un regime, che siamo prossimi alla guerra civile, che siamo in pieno colpo di stato.
Alla gente piace potersi ritenere “eroi”, meglio ancora senza pressochè far niente, finchè ci si sentirà degli eroi a condividere post su FaceBook e urlare dei gran “Vaffa” agli avversari, perchè no?
Perchè non dare il proprio sostegno a chi promette lotte contro i massoni illuminati, contro le banche, contro i governi militari che ci spruzzano di nonsisabenechecosa con le scie chimiche, a chi ci può far sentire come i salvatori del mondo?
Evidentemente fermarsi a pensare alla mole di idiozie che ci vengono propinate ogni giorno da questi figuri è molto più faticoso che cliccare un “condividi” e scrivere un “al complotto!”.
Sempre a proposito di complotti, di figuri che si ergono a paladini della GGENTE, non sopporto quelli che “la mia opinione conta come la tua”. Questo (http://verbasequentur.wordpress.com/2013/11/09/tutti-dottori-post-ad-altissimo-contenuto-di-turpiloquio/) articolo spiega in parole molto più comprensibili e meglio scritte delle mie, esattamente come la penso.
Leggetevelo, perchè è veramente interessante.
L’ostinatezza della gente è comunque mostruosa, puoi spiegare a un complottista delle “scie chimiche” in mille modi come non sia possibile/fattibile una scemenza del genere, e continueranno a trovare milleuno modi (tristissimi e al limite del ridicolo, sempre i soliti) per darti contro, perchè “nessuno ce lo dice!!! presto leggi prima che censurino questo post!!Me l’haddetto miocuggino!!”.
Dunque, uno scaricatore di melanzane con la terza media che cerca di dimostrare come non sia possibile che a quella quota si formino scie di condensazione, perchè “l’ha letto su internet”…insomma, *pat pat* sulla spalla e “si è vero hai ragione”.
Questo si ricollega al concetto di prima: è bello crederci i salvatori del mondo, gli eletti, stando dietro a un computer, avendo studiato Scienze delle caccole e riempirsi la bocca di paroloni tecnici che nemmeno si capiscono (e che talvolta nemmeno esistono).
Quindi, chi non sopporto? I millemila Paladini dellaggente che si pongono come salvatori del mondo, o i millemilioni di ggente che sbrodolano su tutto ciò che farneticano i primi? Tutteddue.
Non sopporto i finti depressi, quelli che ogni cosa, ogni giorno, ogni momento è buono per prendersela con la propria vita, non sopporto i/le tredicenni che si lamentano della loro vita vissuta e decantata come un susseguirsi di lutti e tragicità, non sopporto quelli che ogni giorno si lamentano di non avere una ragazza, non sopporto, NON sopporto, NON SOPPORTO quelli che “Ora sono un diavolo perchè una volta hanno tradito l’angelo che ero”. LOL.
Non sopporto i guidatori Astigiani. Non esiste una legge, non esiste una dimostrazione, non esistono parole per descrivere l’incapacità di portare un veicolo che hanno alcune persone. Esistono determinati punti, nella rete di strade in città, che hanno il mistico potere di far diventare completamente ritardato anche il più esperto pilota. Esistono rotonde alle quali ogni minima nozione sulla sicurezza, sul codice della strada, vengono dimenticate.
Ci sono incroci nei quali i neuroni delle persone vanno in tilt, attraversamenti sui quali la gente inizia a pensare che sia saggio superare a destra a tutta velocità le macchine che sono ferme per fare attravesare i pedoni. Esistono i giorni di mercato, esistono i giorni festivi, esistono le precipitazioni atmosferiche. E non vi venga in mente di uscir di casa durante un allineamento di questi tre fattori della morte.
Non sopporto quelli che pensano di essere più importanti di quanto non siano realmente. Quelli con un’autostima smodatamente elevata, quelli che si ostinano nel darti contro nonostante le smentite e le prove contrarie alle loro teorie…
Non mi considero una persona “stupida”, anzi. Sono ben cosciente di saper BENE interpretare le situazioni e capire le persone. Fa figo dire di non capire se stessi, io mi capisco. Alla perfezione. E capisco gli altri. Alla perfezione.
Ok forse “perfezione” è troppo, ma mi ritengo comunque piuttosto bravo a mettere insieme ciò che trovo e che interpreto, e a trarne le dovute conclusioni.
A volte le cose mi sembrano talmente ovvie e scontate che mi sembra impossibile che qualcuno abbia avuto la seria intenzione di nasconderle e mistificarle.
Non sopporto quindi, chiunque cerchi di prendermi per il culo in questo modo. Chi pensa che “heeeey perchè non teniamo il piede in due scarpe, tanto non se ne accorgerà mai”.
Odio chi nega l’evidenza dei fatti. Chi cerca di farti passare dalla parte del torto a tutti i costi, chi è riuscito a farti fare minchiate alle quali non avresti mai e poi mai pensato di fare.
Non sopporto me stesso quando scopro queste cose e continuo, nonostante tutto, a far finta di niente. A volte le persone sono talmente tanto convinte di ciò che fanno, che è un peccato cercare di parlarne. Sinceramente, what the fuck.
E non sopporto “l’altro”. Non sopporto come diavolo faccia/facciano a non accorgersi della situazione. A volte, per scherzare, faccio il “superiore”, con gli amici. Ma in certe situazioni mi viene davvero da pensare che tutti gli altri siano un branco di rincoglioniti col prosciutto davanti agli occhi.
Ovviamente queste ultime righe si riferiscono a situazioni vissute in prima persona.
Non sopporto l’essermi comportato, una volta e una sola, nella maniera esattamente contraria alla quale mi sono sempre comportato. Chiunque l’avrebbe fatto, e sono altrettanto convinto che chiunque l’avrebbe anche fatto più volte. Ma non mi ritengo “chiunque”, e nonostante siano passati già degli anni, continuo a non sopportarmi.
Non mi sopporto, giusto perchè siamo ancora in quell’argomento; non mi sopporto per non essere stato più “cattivo” per rispondere a tutto il male che mi è stato fatto passare, al nervoso, alle notti insonni, alle bugie, alle evidenze negate, all’ipocrisia. Non mi sopporto per essermi “solamente” arrabbiato.
Non sopporto i bimbiminkia che appestano questa città, non sopporto i tamarri che dan loro man forte, non sopporto i tredicenni casinari del cinema, quelli che “oh ma non sai chi sono!”
Non sopporto i Rom, e non sono razzista, ci mancherebbe, probabilmente hanno deciso di spedire i più fastidiosi qui ad Asti, non metto in dubbio che nelle altre città Italiane siano tutti educati e brave persone…ma no, non posso rimanere a pensare “beh è la loro cultura, fa niente” dopo essere stato minacciato di morte e quasi malmenato dopo aver detto “ragazzi lì non potete fumare”:
Non riesco a reggere i “Non sono un moralista MA…”. Bitches please.
Non sopporto la chiesa, la cei, non sopporto un branco di pagliacci con la gonna votati all’astinenza sessuale, parlare di aborto e contraccezione, non sopporto il papa che indica come i mali del mondo le coppie gay e i preservativi. Non sopporto chi tanto elogia questo nuovo papa per le sue “idee” progressiste. Idee che stanno rimanendo idee.
Quando questo tizio dirà chiaro e tondo davanti al mondo che non ci saranno più discriminazioni verso gli omosessuali, le donne, quando finanzierà una distribuzione di massa di condom in Africa, allora FORSE potrò iniziare a rivedere la mia posizione.
Ma NON cambierò idea fino a quando qualcosa di veramente concreto non verrà fatto. E’ inutile avere la faccia da simpaticone, e fare l’amante dei giovani da una parte, e dall’altra continuar a demonizzare le ricerche, le scoperte, la vita privata delle persone che non hanno le tue stesse idee, e farsi foto da cartolina sorridenti stringendo la mano a sanguinosi dittatori.
Non sopporto gli animalari da quattro soldi, quelli che fanno irruzione negli allevamenti di Visone americano (o altri alloctoni) e “liberano” nei boschi Italiani centinaia, migliaia di queste creature, in nome della “Natura”. Quelli che si stracciano le vesti per lo scoiattolo grigio, per la nutria, per qualsiasi altro fottutissimo alloctono che gira nei boschi d’Italia, modificando gli equilibri e minando la biodiversità di un ambiente unico al mondo.
Però hanno dei musini carini.
E probabilmente non sopporto me stesso per un sacco di altri motivi…uno fra tutti l’aver scritto un sacco di cose senza il minimo criterio di rileggerle, presumibilmente piene di errori grossolani.
Forse però, trattandosi di una specie di sfogo, meglio così. Se dovevo far uscire tutto lo schifo che avevo dentro…beh non avrebbe avuto molto senso stare lì a correggere più di tanto.
Fottetevi tutti quanti. ;^)

Impressioni dettate dal vento autunnale

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“Stasera riscrivo”, “Ok oggi mi metto lì a scrivere”, “Va bene, domani riordino le note e butto giù qualcosa”: questi i pensieri che si sono avvicendati, durante l’estate e questi primi mesi autunnali, per quanto riguarda il mio piccolo blog.
Pensieri, che si sono sempre risolti con un più o meno mesto “Non saprei proprio come scrivere”.
Poco male, forse: non che io abbia attraversato un blocco inventivo più o meno forte, ho un notes pieno di schizzi, appunti, impressioni e scarabocchi – sensati e non – che bisbigliavano, dalle pagine sfogliate ogni volta che li rileggevo, di essere pubblicati in qualche modo.

Non ho una grandissima autostima di me stesso o di quello che riesco a buttar giù a parole (non molta, non sempre), ma penso che certe cose vadano scritte e raccontate nella maniera adeguata, piuttosto che essere buttate giù senza cognizione di causa, senza un modo, per la gente interessata, di poter capire davvero quello che intenda, quello che provo od abbia provato, le policromatiche sfaccettature vissute in momenti perlopiù grigi, come sono stati questi ultimi mesi.
Lungi da me volermi piangere addosso o rendermi patetico nell’esporre le mie disgrazie (e di disgrazie non si parla, fortunatamente), penso solo alla consapevolezza del momentaneo tempo…piatto – sotto alcuni punti di vista – che sto attraversando: delusioni più o meno rimarginate, alcune situazioni che tardano a sbloccarsi e via discorrendo, nulla in più di ciò che la vita mette a disposizione talvolta.

Credo che, almeno per ora, tutti quei pensieri e riflessioni, rimarranno sigillati tra le pagine giallognole dei miei quaderni, in attesa che un vento fresco possa rinfrescarmi un poco le idee sul come pubblicarli.
Penso di aver già scritto, nei miei “post ammappacchionanti”, di come sia attratto, e di come io ammiri i temporali, tuoni, fulmini, il vento che porta con sé aria limpida, foglie, fantasmi dell’estate trascorsa rimasti a infestare i solitari marciapiedi del viale dietro casa.
Sono rimasto, questo pomeriggio tardi, quasi appollaiato sulla finestra di camera mia, a guardare in là, verso le nuvole plumbee che incombevano da Ovest, le foglie gialle del grande platano nel campo, contrastare con il gonfio grigiore del cielo, nell’attesa di dover richiudere tutto per non finire con la camera allagata.
Le gocce della pioggia contro i vetri e sul tetto, hanno scandito, secondo per secondo tutta la serata, l’odore della legna bruciata nella stufa di sotto è stata una compagnia gradita che ha contribuito in modo piuttosto rilevante al relax post studio.

Non mi ritengo una persona dalla quale possano nascere chissà quali idee filosofiche, esistenzialiste o altro, ma questo tempo, questa unione di più fattori per me estremamente rilassanti – e allo stesso tempo stimolanti -; la pioggia, il temporale, la legna nella stufa, la stanchezza dopo lo studio e un disco di Beethoven, sicuramente riescono a farmi trovare un attimo per fermarmi e farmi pensare.
Pensieri semplici, domande stupide, pensieri stupidi e domande difficili, accavallati ed ingarbugliati tra loro come un filo delle cuffie infilato nelle tasche di un jeans troppo stretto.

Pensieri e riflessioni sull’immediato, sul prossimo domani che vedrà la luce, sulla fine di questo autunno, di questo inverno, su come potrà mai andare a finire, per me, questo anno che ormai si sta adagiando sonnacchioso, che vive il suo tramonto sulle spalle delle colline in lontananza, spazzate ora da questo freddo vento d’autunno.

Books…

libri

I libri belli sono quelli che, al termine, ti fanno dire: “Mi è piaciuto”.

I libri bellissimi ti fanno pensare: “No! Già finito?” con un tocco di malinconia.

Ma i libri migliori sono quelli che, una volta finiti, ti fanno desiderare di non averli mai aperti, per poterli leggere di nuovo dal principio, senza sapere già come andranno a finire.

Cenere e miele

smoke

Un’assenza di quasi un mese, un cervello più incasinato di prima e una montagna di parole, fatti, sguardi, incontri e uscite non hanno dato alla mia testa il tempo (e, lo ammetto, forse anche un po’ la voglia) di riaprire queste pagine e lasciarmi un po’ scrivere le mie sgangheratezze emotive.
Penso che il tempo, inteso come tempo passato ad agire e fare qualcosa per se stessi, e non come una passiva attesa che le cose si costruiscano da sole, sia una tremenda arma a doppio taglio: se da un lato riesce a dare la disponibilità di restare a pensare e meditare; rilassarsi, se vogliamo, dall’altra ha la straordinaria capacità di mischiare le carte in tavola proprio come farebbero le tasche di un paio di jeans con il cavo delle cuffie di un lettore Mp3.
Si riesce ad avere una chiara visione dei fatti, un buon “piano” in mente, una buona strategia per risolvere i propri, piccoli e rumorosissimi problemi, e la settimana dopo non avere più la benché minima idea di cosa si è fatto, dopo aver pensato: “Posso farlo poi un’altra volta”.
Così, le cose successe, quelle che sarebbero (che si avrebbe voluto che fossero successe) successe, quelle che “e se?”, quelle a cui in fondo speri ancora, si mischiano ai sentimenti, a quelli buoni e quelli cattivi; a quelli “di pasta frolla” come li chiamo io, quelli che possono sembrare veri e autentici, ma che si sbriciolano in fretta, troppo in fretta.
Un’amalgama di cenere e miele, emozioni che si attraggono e si respingono troppo velocemente, e in maniera troppo sbagliata, perché ne possa uscire qualcosa di buono.
Lungi da me fare la figura del depresso arrendevole, come ho sempre ripetuto, penso di essere una delle persone più positive che conosca.
Solamente, questa emozione così strana, questi elementi così attaccati tra loro, questa miscela quantomai bizzarra, non ha un buon sapore.

Cosa (non) ho capito

domanda

Ho avuto modo di riflettere, pensare e rimuginare, nelle ultime settimane.
Elucubrazioni che non seguono un filo del tutto logico, pensieri casuali entrati con forza attraverso il vento invernale nella mia testa, fracassando il castello delle mie convinzioni, fragile e pericolosamente instabile.
A parte quelle di domenica e lunedì, sono state notte illuminanti e illuminate, dalle stelle e dalle riletture di alcune cose, da mezzi sorrisi inconsapevoli, stelle cadenti e costellazioni, tremolanti attraverso l’atmosfera come i miei occhi un po’ troppo affamati di sonno.
Forse queste ultime serate mi hanno fatto capire qualcosa, e questo qualcosa è, probabilmente, il non aver capito nulla.
Ho però capito di essere forse leggermente più rilassato, di vedere le cose con un minimo di distacco in più.
Ho però capito che certi sogni non vanno dimenticati, per assurdi che siano, che se un pensiero inizia a diventare davvero così fisso nella mente, è sicuramente qualcosa di importante.
Ho però capito di essere innamorato di un’illusione, talmente piena, e viva, che sarebbe veramente brutto arrendersi proprio ora.

Sono solo due parole

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Sono solo due parole, mannaggia a me.
Sono sette lettere, ma quanta fatica.
Non mi piacciono i giri di parole, eppure forse non riesco a farne a meno.
Le ho scritte, queste parole, ho scritto pagine e pagine, girandoci attorno come un perfetto scemo, come se fosse possibile balbettare sulla carta, lettere lunghe settimane, più o meno ispirate da pomeriggi passati in collina a fissare la città: “chissa se…” “quando?” “sarebbe ora?”.
Si, decisamente sarebbe ora, per il quando, dipenderà da quanto profondo possa trattenere il respiro prima di scoppiare.
Sono solo due parole, ma devono essere ben ingarbugliate tra le mille altre che popolano i miei pensieri.

Metodi efficaci per l’alleggerimento del cervello (Tagli parte I)

palloncini

Con un peso così incombente,
un disagio assai pressante
Ho deciso di regalarmi
una facile uscita dai problemi.
Bastava molto poco,
qualche spicciolo d’iniziativa
per capire quanto fosse facile
alleggerire la mia testa.
“Come al solito” la parola d’ordine,
e ci pensò il barbiere,
a togliere un po’ di peso
da sopra al mio cervello in corto circuito.

Convinzioni I

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Ci sto pensando troppo, sto perdendo troppo sonno, inizio a contarci davvero tanto. Comincio a pensare di esserne veramente convinto. Beh, se non altro, è una bella riscoperta di vecchie sensazioni quasi dimenticate.

Qualche pensiero notturno portato dal vento

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3 Febbraio, notte inoltrata, insonnia pressante e il vento che fa scricchiolare le tegole sopra le travi della mia mansarda. Il non dormire amalgama i pensieri, facendo ribollire nella mia testa un minestrone di idee miste comprato al discount delle paranoie.
Il termometro segna quasi 10°C, ma il vento freddo fa pensare a ben altre temperature.
Mi piace. Voglio dire, il vento mi piace: è rilassante, costante… penso che dopo i temporali sia uno dei fenomeni atmosferici che più preferisco. Ammetto però di non aver visto (ancora) un’aurora polare.
Ricordo una serata molto simile, anni fa. Forse per effetto del vento, l’aria tersa rendeva tutto più nitido, le luci dei paesi in collina tremolavano come stelle, che si sarebbero viste, non fosse stato per l’estrema vicinanza con la città. Il caratteristico odore nell’aria (neve? Forse un assaggio di primavera anticipata?) entrava in tutto il corpo e ti faceva restare sveglio a godere di quella pace silenziosa che si veniva a creare lungo il viale del cimitero.
Ero andato, quella volta come stanotte, a fare un giro verso il ponte, ricordo che allora il mio gatto Matisse mi aveva accompagnato fin in fondo alla strada, seguendomi curioso sui muretti delle case addormentate per la via.
Era stata la sera in cui avevo iniziato a scrivere il primo “blog”, la pagina legata all’allora Msn Messenger, un post simile a questo, un nulla condito da qualche folata di vento dal sapore primaverile.
Quanto tempo è passato da allora…10 anni? Forse qualcosa di meno, ma sembra un’eternità.
Non ricordo di aver avuto la testa così incasinata, allora, tanto normale non lo è mai stata, se devo essere sincero, ma sicuramente il motivo della passeggiata notturna di quella volta si limitava ad essere una pura sgranchita di gambe serale dopo una lunga giornata.
Quella di stasera, la camminata, intendo, è stata più che altro una buona scusa per rinfrescare bene le idee sui miei obiettivi futuri, su cosa voglio ora e su come ottenerlo (o almeno come cercare di farlo), una specie di esame di coscienza esente da ogni forma di religiosità, su segnali non colti o forse male interpretati, su un “conosci te stesso” che è diventato ormai un cliché troppo abusato per restare a pensarci su.
Alcune risposte a qualcuna delle mie ultime domande sono arrivate assieme alle foglie sminuzzate, spazzate in mezzo alla strada, vorticando per qualche secondo accanto all’angolo del muretto, portando con loro altre domande, come tessere di un puzzle vegetale che pretende di ricostruire l’intero viale a partire dai loro frammenti, caduti a terra e disintegratisi durante l’autunno.
Non c’è solo confusione, naturalmente: dico sempre di non essere una persona arrendevole, ma so fin troppo bene che talvolta possa lasciarmi prendere un po’ troppo la mano dallo sconforto, in una gran varietà di situazioni, l’abilità di rendere complicate cose che altrimenti non lo sarebbero scorre possente, in me.
In realtà so bene che molte di queste cose, SONO complicate, ma non so, non posso e non riesco ad accontentarmi di come le stia affrontando: SO che basterebbe poco, SO che servirebbe appena un pizzico di autostima in più, basterebbe l’idea di riuscire a mettere da parte le paure solo per un momento, fare un bel, GRAN respiro, e lasciare correre le parole, il fiato, emozioni e sentimenti.
Non so perchè io stia rivivendo un così drastico ritorno a questa sorta di timidezza mentale, dopo qualche periodo decisamente meno incasinato, ma penso che forse sia giusto così, sono un fervente sostenitore della teoria dei cicli in ogni aspetto del mondo, e probabilmente ora tocca di nuovo a me, in fondo, forse una mente troppo poco movimentata, troppo piatta, troppo uniforme, mi annoierebbe.
Dovrei solo ripensare bene a quello che vorrei, quello che dovrei dire, come dovrei comportarmi ora: non è così semplice, per me, fare quel famoso respiro per lasciare correre le parole, purtroppo capita troppo spesso che le frasi escano a metà, che la prima parte di un discorso vada a buon fine e che la seconda rimanga assieme al minestrone di cui prima, capita un vorrei ma non riesco, un potrei ma non voglio, sensi di colpa senza senso e eccessiva timidezza, eccessivi scrupoli che fanno intendere tutt’altro da quello che in realtà possa provare.
E’ una bella serata, in fondo, un poco noiosa, forse, dovrei svegliarmi fra 4 ore, passare la mattina a correre per i boschi e il pomeriggio a studiare, o meglio, a lottare contro il sonno incalzante che si manifesterà dopo pranzo.
Penso che invece andrò a Viatosto a fare un giro.
Per chi non lo sapesse, Viatosto è un’amena località su una bassa collina (Borgo, penso sia il termine corretto) poco fuori Asti: qualche casa, la chiesetta da cartolina, alberi e una strada trafficata da ciclisti e gente in tuta da jogging.
E’ tipico per gli astigiani salutisti, “fare il giro di Viatosto di corsa”, la vista sulla città e le campagne adiacenti è decisamente rilassante anche durante le fatiche del tenersi in forma.
Avevo quasi smesso di andarci, ci vanno appena 5 minuti di macchina, da casa mia, ma ultimamente avevo preso l’abitudine di fare passeggiate più in mezzo a boschi e in riva al fiume, piuttosto che lì.
Ammetto che il più delle volte, mi limito a lasciar la macchina giù in fondo, vicino all’ospedale, e andare su a piedi, godermi un po’ la vista dalla piazza della chiesa, un caffè al bar, due linee di matita sul mio notes, tanto per non lasciarlo inutilizzato, e tornare giù al parcheggio…non è forse molto, ma la trovo una cosa estremamente rilassante, lontano dall’aria grigia e pesante del centro, un piccolo angolo felice di campagna tra la collina e l’autostrada.
Si, mi piace andare là, e l’idea di quest’aria più pulita, limpida, piena di nuovo fresco, di questo odore di montagna, di cielo azzurro sconfinato, mi fa pensare che tornerò molto più spesso a sgranchirmi le gambe lungo quella stradina appena fuori città.

Sollievi

autumn

E’ rasserenante il riuscire a sentirsi sollevati solamente rileggendo di discorsi impacciati, girovagando qua e là in recenti ricordi che ti tengono compagnia la notte.